Nascono come avance e poi sfociano in violenza fisica e psicologica. Tante sono le giovanissime universitarie che hanno invaso la posta di Spotted Polito e Spotted Unito. La comunità di Spotted nasce come cornice social di tutti gli atenei italiani e nel corso degli anni per molti studenti è diventato un cantuccio dove potersi sfogare in anonimato tramite la pubblicazione di post su Facebook. Così, dopo la pubblicazione di una domanda su Instagram che recitava così “Hai avuto esperienze di molestie? Raccontale“, la messaggistica privata dei due canali si è riempita di tantissime storie di violenza subite in silenzio dentro e fuori le mura universitarie.
Ad occuparsi del caso è stata Repubblica su base di alcune dichiarazioni pubblicate su Skuola.net, che ha sentito gli amministratori delle pagine social. “Qualcuno dice di aver raccontato cose che non ha mai trovato il coraggio di dire a nessuno – ha dichiarato uno degli amministratori a Repubblica -. Tutto questo ci ha sorpreso anche se i nostri follower sono sempre stati molto attivi. Questa è una cosa diversa. Non ci aspettavamo questa valanga di messaggi. E’ qualcosa su cui riflettere, sono testimonianze toste.”.
Tra questi messaggi si leggono storie del genere. “Avevo 17 anni, stavo andando al mare in macchina con il mio, per fortuna, ex ragazzo, e quando sbagliammo strada lui si arrabbiò moltissimo con me e mi tirò uno schiaffo che mi fece volare gli occhiali”. Oppure un’altra studentessa racconta il macabro atteggiamento di un collega che “commentava il mio corpo e quando passavo mi toccava” e dopo averglielo fatto notare, “mi ha bloccato ovunque e ha iniziato a insultarmi nel gruppo WhatsApp del corso”.
Ma le molestie riguardano anche i docenti, che spesso mostrano in pubblico o a solo atteggiamenti allusivi. “Primo anno – scrive un’altra studentessa a Spotted -, professore del Politecnico mi costringe più volte ad andare alla cattedra di fronte a tutta l’aula per fare da valletta con tanto di allusioni sessuali e faccia da maniaco”. Oppure a fine esame un professore ad una ragazza ha detto testuali parole: “Esame superato perché lei è una signorina. Fosse stato un ragazzo probabilmente non sarebbe andata così”.
Troppe, tante, ma il coraggio di denunciare non è mai abbastanza, perché la paura che il carnefice possa avere la meglio è un rischio troppo grande contro cui combattere. A tal proposito il coordinamento universitario LINK ha garantito una mano alle studentesse vittime, attivando un indirizzo email in cui è possibile raccontare la propria storia e agire di conseguenza.