Il Reddito di cittadinanza torna ad accendere le polemiche, sollevate da ristoratori e titolari di imprese agricole, che accusano il sussidio di rubare lavoratori alle aziende. Secondo questi ultimi, infatti, i percettori di Reddito di cittadinanza preferirebbero restare a casa, stipendiati dallo Stato, piuttosto che accettare lavori stagionali.
Reddito di cittadinanza: l’allarme dei ristoratori
A detta dei ristoratori siciliani, la mancanza di manodopera stagionale sarebbe da ricercare proprio nel Reddito di cittadinanza. A lanciare l’allarme, in particolare, è il Fipe, la Federazione Italiane Pubblici Esercizi, che lamenta una drastica diminuzione di camerieri, banconisti, cuochi e addetti alle pulizie stagionali.
“Ci ritroviamo in una situazione paradossale – ha dichiarato il presidente del Fipe, Antonio Cottone, ai microfoni del “Giornale di Sicilia – c’è una ricerca di gente da contrattualizzare a tempo determinato ma anche quest’anno stiamo avendo un po’ tutti grandi difficoltà a trovare gente che voglia lavorare”.
La responsabilità di tale situazione sarebbe, secondo quest’ultimo, del sussidio statale, che renderebbe pigri e inoperosi i beneficiari, i quali preferirebbero restare a casa piuttosto che lavorare. Alcuni contestano, tuttavia, come i bassi stipendi, non commisurati alle molte ore di lavoro, sarebbero i veri responsabili di questa penuria di manodopera.
Reddito di cittadinanza: a rischio la raccolta delle olive
La mancanza di operai, comunque, non starebbe rendendo la vita difficile soltanto agli esercenti del settore turistico-ricettivo, bensì anche alle imprese agricole. In particolare, la raccolta delle olive nella Valle del Belice potrebbe essere messa a rischio quest’anno dall’assenza dei lavoratori stagionali.
In questo caso, la situazione sarebbe aggravata anche dall’emergenza Covid, che avrebbe impedito l’arrivo dei lavoratori dell’est Europa, solitamente impegnati nella raccolta delle olive. Anche in questo caso, l’opinione pubblica si divide tra chi sostiene che il Reddito di cittadinanza scoraggi i beneficiari ad accettare un impiego, e chi, al contrario, denuncia le condizioni di lavoro, equiparandole alla schiavitù, e contestando i salari troppo esigui.