Stando a quanto riportato dal Ministero dell’Istruzione sotto la voce delle entrate da tassazioni universitarie per l’a.a. 2013/2014 ed in seguito agli studi di statistica portati avanti da più studenti universitari, è possibile affermare, con numeri alla mano, che il trend nazionale delle tasse è in costante aumento.
Uno studente universitario medio quest’anno ha pagato il 5% in più rispetto allo scorso a.a. e l’11% in più rispetto ad un collega che frequentava 5 anni addietro. Dati preoccupanti, specie se relazionati al risultato di un’altra inchiesta che ha visto l’Italia come paese europeo con meno possessori di laurea in relazione alla popolazione. Dati che se rapportati alle varie realtà territoriali dimostrano l’importanza della sentenza “Non fare di tutta l’erba un fascio!”.
Secondo i dati raccolti dall’UDU, l’Unione degli Universitari, a Catania la situazione non rispecchia per nulla i trend nazionali: uno studente universitario catanese quest’anno ha pagato il 5% di tasse in meno rispetto allo scorso a.a. e l’11 % in meno rispetto ad un collega che frequentava 5 anni addietro.
Gli studenti dell’Università di Catania per il pagamento della tassa di iscrizione hanno, però, riscontrato un aumento di due euro, dovuto alla marca da bollo nazionale.
Situazioni e numeri che combaciano, segni discordanti. Discordi come la decisione promulgata dall’allora governo Monti che diede maggiore potere decisionale alle Università in termini di aumento o abbassamento delle tasse, ma da quello che le statistiche hanno fissato è doveroso pensare che questo potere decisionale abbia portato maggiori responsabilità alle istituzioni universitarie.