Quella dei paesi etnei non รจ solo unโuscita dellโA18, collocata tra lo sbocco di Acireale e quello di Gravina di Catania. Invece i paesi etnei hanno una storia e unโidentitร racchiusa nella toponomastica, spesso sconosciuta dagli stessi abitanti della cittร di Catania. Il piรน delle volte lโorigine รจ legata a โnomina eloquentiaโ, che cioรจ suggeriscono il significato giร dal nome. Per capire il perchรฉ di questi nomi interviene la storia locale, le cui fonti scritte sono poche, inesistenti o corrotte e spesso ci si affida alla tradizione orale. In questo articolo affronteremo l’origine del nome di alcuni paesi etnei: Nicolosi, Tremestieri, Misterbianco, San Pietro Clarenza, Sant’Agata li Battiati, San Gregorio di Catania, San Giovanni la Punta e Trecastagni. Naturalmente, i paesi che circondano l’Etna sono numerosi e non sarebbe possibile trattarli tutti in un unico articolo. Per questo, parleremo degli “assenti” in un’altra puntata di questo viaggio nella toponomastica.
I paesi etnei che hanno subito lโinfluenza religiosa dei monasteri
Un fattore determinate per molti ex casali รจ stata la presenza in loco di uno o piรน monasteri: in questi casi il nome del paese deriva dall’appellativo dato all’edificio religioso oppure dal fatto stesso che in quel territorio esistesse un monastero importante per la comunitร circostante. In altri casi ancora la toponomastica deriva dall’unione dei due fattori. Nicolosi, ad esempio, rientra nel primo caso: giร prima del โ600 il casale era chiamato cosรฌ e probabilmente deve la sua anagrafe alla locazione del Monastero di San Nicolรฒ all’interno del suo territorio, oggi sede del Parco dellโEtna.
Appartiene, invece, alla seconda categoria la storia del nome di Tremestieri. ร stato attestato da piรน fonti scritte (come il testo di un diploma del 1198 d.C.) che in epoca normanna la denominazione di questo comune era โTria Monasteriaโ, cioรจ โTre Monasteriโ. Inoltre in una bolla papale del 1446 di Papa Eugenio IV, si legge che la Chiesa abbia riconosciuto ufficialmente la parrocchia cattolica โde tribus monasteriisโ. Sembrerebbe perรฒ che nel passaggio dal latino al dialetto siciliano la seconda parte del nome abbia subito una corruzione a causa della lingua parlata, finendo per essere trasformato in Tremestieri.
Nell’ultima squadra, invece, gioca la storia del nome Misterbianco. Proprio qui, nel quartiere Campanarazzu, sorgeva lโimponente โMonasterium Albumโ, che ospitava un ordine di monaci domenicani. โAlbumโ, che in latino significa โbiancoโ, era riferito al colore del saio indossato dagli stessi monaci. Dopo lโeruzione del 1669, il monastero fu distrutto e recuperato soltanto lo scorso secolo con appositi scavi e lavori di restauro. Anche qui il passaggio da Monasterium a Mister- ha risentito del fenomeno linguistico della corruzione: la parte che segue la M iniziale รจ persa e si รจ trasformata in Msterium, la desinenza neutra รจ caduta e infine โalbumโ รจ stato tradotto in italiano.
I paesi etnei che hanno subito lโinfluenza religiosa del culto dei Santi
In Sicilia la festa del santo patrono รจ da sempre considerata come massimo evento di aggregazione e partecipazione di una comunitร . Innegabile รจ, dunque, il prestigio assunto col passare dei secoli dai culti cristiani, in un primo momento ancorati alla religiositร popolare, ma poi legittimati. Sono ben quattro paesi etnei il cui nome suona come un omaggio ad un santo o ad una santa: San Pietro Clarenza, SantโAgata Li Battiati, San Giovanni la Punta e San Gregorio di Catania.
Prima della seconda metร del XVIII secolo, il casale di San Pietro Clarenza era conosciuto come โSampietroโ. In fonetica la consonante N davanti alle labiali B e P diventa M se la parola viene detta tutta in una volta. Sampietro era chiamato cosรฌ per il santo patrono venerato fino all’eruzione del 1669. In seguito alla colata lavica, gran parte del paese fu distrutto. In quei momenti di pericolo gli abitanti si rifugiarono nella chiesa di Santa Caterina, che fu risparmiata. Da allora il santo patrono cambiรฒ e i sanpietresi si rivolsero a una donna. Nel 1779 il casale fu acquistato da Giuseppe Mario Clarenza, un nobile catanese che decise di investire in quelle terre ricche di vigne e ulivi. Ma in realtร fu solo unโabile mossa: infatti la casata dei Clarenza decise di costruire un imponente palazzo accanto al teatro Bellini, in quella che oggi prende il nome di via Michele Rapisarda, dove andรฒ ad abitare con la successiva dinastia fino alla sua vendita.
SantโAgata Li Battiati, invece, รจ legata al culto della giovane martire catanese, tanto da prenderne il nome. Nel 1444 un altro fenomeno vulcanico aveva disturbato la piccola popolazione che abitava tra San Giovanni la Punta e Gravina di Catania. Fu dato il via libera dalla Chiesa per portare il velo di SantโAgata dai luoghi del martirio fino alla omonima chiesa situata nel quartiere โBatteatiโ (oggi Via Roma). In quella occasione la lava si fermรฒ miracolosamente all’interno dellโodierno Parco del Toscano, che si trova davanti la chiesetta, e il paese fu consacrato alla giovane Agata.
Strettamente collegato alla stessa eruzione lavica รจ anche il comune di San Giovanni La Punta, che inizialmente era chiamato San Giovanni de Nemore, dal latino โnemus, nemerisโ che significa โboscoโ, elemento predominante del territorio. Lโeruzione lavica, infatti, si fermรฒ davanti ad unโedicola votiva di San Giovanni Evangelista, il cui culto era molto sentito giร da prima. Questo evento rafforzรฒ ancora di piรน il legame religioso e non fece altro che confermare il San Giovanni ad incipit. La Punta fu inserito successivamente, anche per distinguerlo da quella che poi sarebbe diventata frazione di Catania, San Giovanni Galermo, per la sua conformazione geomorfologica: i confini del paese, infatti, creano una punta verso sud, in direzione Canalicchio.
Su San Gregorio di Catania non cโรจ molto da dire, perchรฉ la storia รจ tristemente frammentaria. Abolito il feudalesimo dopo lโUnitร dโItalia, il territorio divenne un vero e proprio comune affidato ad un podestร e il paesino fu chiamato come il santo venerato, ovvero Papa Gregorio Magno.
Un ruolo particolare assume Trecastagni, che non ha conservato nessun โSanโ che precede il nome, ma le cui origini sono legate sempre al culto dei martiri. Ci sono ben tre ipotesi sulla denominazione di questo paese. La prima ricerca etimologica sostiene che il nome sia nato nell’antichitร per la presenza tre grandi alberi secolari di castagne, quindi il nome latino sarebbe โTres Castaneaeโ. La seconda ipotesi, invece, sigilla lo stretto legame con la venerazione locale dei tre santi Alfio, Cirino e Filadelfo, che secondo la leggenda sostarono proprio in queste terre durante il viaggio da Vaste a Lentini: il nome deriva da “Tres Casti Agni”, cioรจ “tre casti agnelli”. La terza ed ultima teoria รจ quella meno accreditata: il nome verrebbe da โTria Castraโ, cioรจ โtre accampamentiโ.