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Da dove vengono i nomi dei paesi etnei? Secondo viaggio nella toponomastica catanese

Nella prima puntata avevamo analizzato i toponomi attuali di alcuni paesi etnei, tra storia locale ed evoluzione linguistica. Adesso affrontiamo l'origine dei restanti comuni etnei di cui si è potuti risalire alla loro etimologia.

Il nome di un paese svela la sua storia e la sua identità e nulla è stato dato per caso. C’è un perché secondo cui determinati paesi oggi si chiamano in un certo modo. Spesso non ci si fa molta attenzione tra le indicazioni stradali, ma questa ricerca rivela quanto sia fragile e poco conosciuta la cronologia degli eventi che ci ha condotti a noi. La scorsa volta il viaggio nella toponomastica catanese dei paesi etnei si era fermato a Trecastagni. Dei restanti paesi sono rimasti Mascalucia e Belpasso, la cui storia etimologica è largamente documentata anche con fonti scritte, e Gravina, Pedara e Viagrande, che invece hanno una tradizione più sintetica e più incerta.

I toponimi storicamente più completi: Mascalucia e Belpasso

La ricerca etimologica con più fonti certe riguarda due paesi etnei vicini tra di loro: Mascalucia e Belpasso. Mascalucia è stato un nome soggetto a cambiamenti fonetici nel corso dei secoli. È citato la prima volta nel 590 d.C. in un’epistola di Papa Gregorio Magno con l’appellativo di Massa Santa Lucia e Massarlagia. La “massa” nel dialetto arcaico siciliano era sinonimo di piccola terra, meno grande di un casale e deriva dal greco μαζα, μαζης dal duplice significato: da una parte significa “pasta”, dall’altra “blocco, pezzo”, che poteva essere applicata in ambito agricolo. La parola si evolve nel latino medievale e viene sempre più associata al significato agricolo: proprio in questo periodo nasce la parola masseria. Sembrerebbe così che il culto di Santa Lucia, oggi estinto del tutto e sostituito successivamente dal culto di San Vito, fosse parecchio vissuto dalla popolazione del luogo. Per quanto riguarda il nome composto “Massarlagia” si rifà al verbo latino elargior, cioè donare; allora il nome significherebbe “terra di donazione”, in accordo con alcune fonti storiche che riporterebbero la donazione delle suddette terre alla Chiesa.

Nel 1300, il Principe Carlo Maria Carafa in un documento chiama il paese con l’appellativo di “Mascalusia”, come se il nome avesse una pronuncia spagnoleggiante. Nel ‘500 lo storico siciliano Tommaso Flazello, nella sua storia di Sicilia, chiama il casale “Mascausia”, con caduta della liquida rispetto alla tradizione di Carafa. Subito dopo, nella seconda metà del ‘500, lo storico ecclesiastico Rocco Pirri nei suoi studi sulla Sicilia identifica quelle terre con il nome di “Maschesia”, trasformazione fonetica avvenuta nel corso di pochissimi decenni da Flazello, con caduta del gruppo –lu- e introduzione del suono –ch-. Durante la dominazione spagnola, si cambia nuovamente denominazione: gli Spagnoli, infatti, lo chiamavano “Maniscalchia”, legata alla parola maniscalco, perché in quel periodo si incrementò l’allevamento di cavalli. Con il principe di Butera Placido Branciforte, a cui il nobile Giovanni Andrea Massa regala il casale, si ritorna all’iniziale Massa Santa Lucia. Solo intorno al 1700 abbiamo le prime attestazioni con il nome odierno.

Secondo un antico documento del 1305, oggi conservato negli archivi vaticani, Santa Maria del Passo era un territorio del casale di Paternò. Inizia così la storia toponomastica di Belpasso. Successivamente il nome si evolse in “Malpasso”, il cui duplice significato della parola latina “malus” apre le porte a più di un’ipotesi: “malus” come sostantivo significa melo e si pensa che nell’antichità si coltivassero alberi di mele, “malus” come aggettivo, invece, ha accezione negativa e fa ipotizzare che l’attraversamento del casale non doveva essere per nulla agevole. Anche se non è documentata né mai è stata approfondita, vi è una sorta di analogia con Malpáis, zona delle Canarie (Spagna). La zona di Malpáis è stata denominata così per via delle numerose colate laviche che l’hanno attraversata nel corso dei secoli e definito anticamente dagli abitanti come “antico paese”. Non si nega, tuttavia, che il paese siciliano abbia risentito dell’influsso spagnolo durante la dominazione nel ‘500: le eruzioni dell’Etna hanno infatti distrutto il casale per ben due volte. La prima volta nel 1669, il paese venne ricostruito con l’appellativo di “Fenicia Moncada” da Ferdinando Moncada di Aragona, il cui simbolo nobiliare era proprio una fenice. La seconda volta fu ricostruito dopo il terremoto del 1693 e assunse il nome odierno di Belpasso, nome di buon auspicio dato da Lorenzo Bufali, che contribuì economicamente e con progetti alla rinascita del casale sotto il volere dello stesso principe Ferdinando Moncada. 

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I paesi che traggono origine da nomi o espressioni greche o latine: Gravina di Catania e Pedara

Strettamente legate alle lingue storicamente concluse vi sono Gravina e Pedara, la cui evoluzione toponomastica ha radici classiche: Gravina, fino al 1647, era chiamata Plache/Plachi, dal greco πλαξ, πλακος, che significa “pianura”. Nell’anno 1647 il casale fu acquistato da Girolamo Gravina e, come da tradizione, prese il nome della famiglia nobiliare. 

Pedara, invece, ha ben tre teorie etimologiche sulla sua attuale denominazione. La prima ipotesi afferma che il nome avrebbe origine dalla polis greca di Epidauros, situata nel Peloponneso, poiché i coloni più antichi che si trasferirono in quel luogo partivano proprio da quella città. La seconda tesi – quella più accreditata – trae origine da un antico culto di Giove di cui tutt’ora vi è rimasta testimonianza. Pedara deriverebbe dalle perifrasi latina “apud aram” (vicino l’altare) o “ad pedes arae” (ai piedi dell’altare), poiché vi era un altare dedicato a Giove Eteno. La testimonianza diretta sarebbe il nome di una delle vie principali del centro che prende il nome di Corso Ara di Giove. In conclusione, la terza ipotesi fa riferimento alla parola latina “pirus”, cioè “pero”, con l’aggiunta del suffiso –aria, legando il nome del paese all’antica tradizione secondo cui pare che vi erano piantati questi alberi da frutto. 

Il paese che prende nome da una strada: Viagrande

Città natale di Nedda, una delle protagoniste femminili dei racconti di Giovanni Verga, Viagrande si chiama così a causa della strada limitrofa. Infatti non si tratta di una semplice via, ma della Via Regia, una strada larga che da Catania conduceva in modo rettilineo a Messina. Questa attestazione viene fornita dallo storico Salvatore Mirone nella opera, edita nel 1875, dal titolo “Monografia storica dei comuni di Nicolosi, Trecastagni, Pedara e Viagrande”.


Leggi la prima parte del viaggio nella toponomastica dei paesi etnei

A proposito dell'autore

Maria Regina Betti

Laureanda in Lettere Classiche, appassionata di luci rosse e di rullini, si dedica alla fotografia digitale, analogica e istantanea.