Ce l’ha fatta il 32enne Bakary Coulibaly a realizzare il grande sogno di laurearsi in Europa. Un sogno che sembrava impossibile da realizzare quando, nel 2015, conseguita nel suo paese la laurea in Antropologia, nel pieno della guerra civile, era stato costretto a prendere le armi e poi incarcerato perché ripudiava l’estremismo islamico.
Fuggito verso l’Algeria e poi la Libia, dove era stato venduto come schiavo e costretto al lavoro forzato nei campi, il giovane riesce a scappare grazie all’aiuto di un cellulare nascosto e a dirigersi verso la costa. Quì inizia il suo viaggio verso la salvezza: l’Europa.
La sua unica possibilità di sopravvivere, così come quella dei suoi tanti compagni di destino, è quella di raggiungere l’Europa su un barcone della morte e sperare di non essere rispedito indietro nell’inferno da cui era scappato. In mare aperto, l‘imbarcazione in cui si trova viene intercettata da una nave appartenente ad una ong tedesca e portato in salvo in Sardegna, dove viene subito registrato in un centro di accoglienza di Alghiero. Il ”campo”, lo chiama.
In Italia, Bakary non smette di inseguire il suo sogno: vuole continuare a studiare. Avendo già una laurea nel suo paese, riesce ad ottenere la protezione internazionale e, anche grazie all’aiuto di una professoressa che lo seguirà nel suo percorso, ad immatricolarsi all’università di Sassari, in cui negli scorsi giorni è diventato dottore magistrale in Pianificazione e politiche per la città, l’ambiente e il paesaggio, con una tesi sugli effetti urbani delle migrazioni.
Nella sua tesi, Bouba in che modo il modello d’accoglienza, affiancato alla formazione e alla cultura, produca un modello virtuoso perché “costringe” i migranti a essere autonomi e integrarsi. Una tesi che gli è valsa un meritato 110. Ma la conquista della corona d’alloro non è la fine del suo percorso: Bouba, che nel frattempo lavora nelle cucine di un ristorante di Alghero, vuole continuare a fare studi, ricerche e un giorno diventare professore.