La Commissione europea, tramite il sito “Eurydice”, ha pubblicato il rapporto 2018/2019 sulle tasse universitarie e sugli interventi per il diritto allo studio in Europa. Secondo la settima edizione del rapporto, l’Italia è assai distante dalle nazioni europee più avanzate, in termini di sostegno agli studi universitari.
Per quanto riguarda il rapporto tra il numero di studenti che paga le tasse e il numero di quelli che percepiscono dei sussidi economici, sono state individuate quattro fasce.
Nella fascia A, a cui appartengono i Paesi scandinavi (Svezia, Danimarca e Finlandia) e Malta, sono pochissimi, o addirittura nessuno, gli studenti a pagare le tasse e al tempo stesso la maggioranza di loro riceve borse di studio, in base alla condizione socio-economica.
Nella fascia B quasi nessuno paga le tasse e chi le paga non supera i 100 euro; a questo si accompagna, però, una bassa percentuale di beneficiari di borse di studio. I Paesi appartenenti a questa fascia sono, tra gli altri, Grecia, Turchia, Repubblica Ceca, Germania, Polonia.
I paesi della fascia C abbinano a un’alta percentuale di studenti che paga le tasse, una bassa percentuale di beneficiari di borse di studio. In questa categoria rientra anche l’Italia con una percentuale di tasse che va dal 75% al 99.9%.
Nell’ultima fascia vi è un’alta percentuale di studenti che pagano le tasse e anche un’alta percentuale di beneficiari di borse di studio.
Inoltre, è stato calcolato che in base agli importi delle tasse, gli italiani sono tra gli studenti che pagano di più: in media 1.345 euro all’anno, contro, ad esempio, i 300 euro pagati dai francesi. Probabilmente l’elevata tassazione è uno degli elementi che determina il basso livello di laureati tra i 30/34 anni: in Italia il 26,5% contro il 51,1% in Svezia, il 44% in Francia e il 34% in Germania.