Sono sempre di più i genitori che decidono di accompagnare i figli per i test d’ammissione all’università. Anche stamattina, davanti al complesso fieristico “Le Ciminiere” di Catania, c’era una fila di genitori che aspettava le aspiranti matricole di Medicina: una prova che mette in ansia non solo gli aspiranti medici, ma anche mamma e papà che, non potendone fare a meno, supportano i loro figli fino all’ingresso e attendono fuori la fine delle prove.
Alcune volte la presenza di un genitore può essere fondamentale, ma allo stesso tempo potrebbe rivelarsi quasi un “problema”, soprattutto quando mamma e papà sono troppo presenti nella vita dei propri figli. La presenza dei genitori durante gli open day delle università o nei vari laboratori di orientamento formativo, che alcuni atenei mettono a disposizione degli studenti, testimonia la tensione crescente che oggi si ha verso le scelte degli studi. Non è strano, infatti, che un genitore possa influenzare le decisioni del proprio figlio o della propria figlia, a tal punto da incidere anche sulla scelta del corso di laurea. Complice l’instabilità occupazionale del momento, la preoccupazione sale quando si tratta di scegliere il futuro di una figlia o di un figlio, al punto da fare eccessive pressioni per indirizzarli.
Chiaramente, in alcuni contesti, gioca un ruolo importante la distanza e la mobilità: sono tanti gli studenti che ogni anno decidono di fare i test nelle università del Nord o del Centro Italia. In questi casi si sceglie di accompagnare il figlio nel viaggio o di programmare ferie ad hoc, stabilendo le varie tappe in base ai test di ammissione.
È una questione essenzialmente culturale. In una società che muta i propri valori di riferimento ed è multiconnessa, si perde l’autonomia e si esige sempre più un supporto fisico-morale, tanto che non è inusuale vedere genitori accompagnare i figli anche durante gli esami universitari.
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