Tre ricercatori catanesi sono stati premiati nell’ambito dell’E-MRS (European Materials Research Society) Spring 2018, che si è tenuto dal 18 al 22 giugno a Strasburgo; si tratta di un evento a cui partecipano fisici e chimici della materia provenienti da tutte le parti d’Europa e del mondo per confrontarsi sui progressi della scienza dei materiali.
I nomi dei tre giovani catanesi sono Maria Censabella e Giacomo Torrisi, ricercatori in Scienze dei materiali e delle tecnologie, e Antonio Alessio Leonardi ricercatore in Fisica al dipartimento di Fisica dell’Università di Catania, tutti e tre associati al CNR-IMM (Istituto per la Microelettronica e Microsistemi), con sede nell’Università.
Nello specifico, Maria a Catania si occupa di produzione di nanoparticelle di Pt e di Pd, attraverso l’ablazione laser in liquido e del loro utilizzo per creare un nanocomposito nanoparticelle/grafene, mentre Giacomo studia ossidi trasparenti e conduttivi innovativi per celle solari. Fotonica in Silicio e biosensoristica sono, invece, i campi di ricerca di Antonio.
La conferenza, nella quale sono stati premiati, consiste in 29 simposi paralleli in cui vengono discusse le ricerche presentate. Giunti alla conclusione, vengono premiati i migliori progetti di ricerca per simposio e per età. I tre ricercatori sono riusciti a trionfare, come unici studenti italiani, ricevendo il Graduate student award per il loro progetto di ricerca.
Al termine di questa esperienza, LiveUnict li ha intervistati per conoscere sogni e aspirazioni dei tre ricercatori.
Quello di cui vi occupate oggi era il vostro sogno e finalmente state cominciando a coronarlo?
“Diciamo che ancora mi reputo meno che all’inizio perché fare ricerca è una delle mie aspirazioni ma ancora sto costruendo solo le basi per cominciare”, ci spiega Antonio. Per Maria invece: “Fare ricerca è il mio sogno, mi diverto e non mi pesa lavorare, come dice quel detto fai il lavoro che ami e non dovrai lavorare mai un giorno della tua vita“
Molto spesso si sente parlare di taglio dei fondi alla ricerca, come considerate il livello della ricerca in Italia?
“È vero ci sono spesso tagli alla ricerca – confessa Antonio – ma grazie a progetti italiani e europei si riesce a sopravvivere, anche se questo però comporta precariato e instabilità. I tagli si avvertono tanto nelle nostre strutture, nei nostri laboratori e nei sacrifici che facciamo anche noi con molti meno benefici e soldi di dottorandi di altri stati europei. È difficile ma nonostante questo ho avuto modo di conoscere l’eccellenza della ricerca italiana e questo nonostante le premesse è eccezionale”.
E nello specifico, come considerate il livello di ricerca a Catania e in Sicilia?
“Fare tutto qui e poi al sud è più difficile però Catania è un po’ un’isola felice perché da noi in fisica ci sono davvero eccellenza come professori e come idee. Io lavoro anche con il Cnr Ipcf di Messina e devo dire che anche lì vale lo stesso discorso, perché grazie alla passione e determinazione incredibile riusciamo a non essere secondi a nessuno”, ci spiega Antonio. E Giacomo aggiunge: “Il livello di ricerca a Catania, nonostante i tagli e le difficoltà, si colloca bene a livello mondiale…grazie alla preparazione e alla voglia di trasmettere dei docenti si riescono a formare ottimi ricercatori che di conseguenza producono ottima ricerca”. Infine secondo Maria: “Fisica è una facoltà che tiene ben alto il nome dell’università di Catania a livello europeo”.
Che lavoro avete presentato a Strasburgo, e che sviluppi futuri potrebbe avere?
“Io ho presentato un lavoro dal titolo Laser ablation synthesis of Pd and Pt nanoparticles and fabrication of Pd/Pt-graphene nanocomposites, – ci ha raccontato Maria – in quanto io mi occupo di lavorare con particelle di Platino (Pt), Palladio (Pd) o platino-palladio che sono dei metalli nobili con diverse proprietà come ad esempio catalizzare le reazioni o per l’immagazinamento di idrogeno. Dopo averle prodotte, le metto sul grafene, che è un materiale che ha molto appeal in questo periodo, in quanto ha una conducibilità molto alta, bassa reattività al passaggio di corrente ed è leggero, e lo accoppio con le mie particelle per aumentarne le proprietà di entrambi in vari campi come la catalisi. I miei campioni potrebbero avere applicazioni in batterie a lunga durata, sistemi per immagazzinare l’idrogeno in modo da alimentare le auto elettriche, sensori di gas nocivi“.
Giacomo, invece, ci spiega: “Il mio progetto dal titolo Optimitazion of IZO/Ag Mesh/IZO structures for ultra-thin high-performance transparent electodes ha a che fare con ossidi trasparenti e conduttivi, cioè materiali trasparenti come il vetro ma conduttivi come i metalli e che sono presenti in tutti i dispositivi optoelettronici, ad esempio lo schermo del cellulare, che è trasparente e consente di vederlo però se ci passi un dito diventa conduttivo. La mia particolarità sta nel farli molto sottili, nell’ordine del nanometro, che è un sottomultiplo del metro, giusto per capirci, si prende un metro e si divide per un miliardo di volte. Lo sviluppo, nel mio caso, è quello di applicare ciò che faccio a livello industriale in modo da aumentare l’efficienza di una cella solare e di ridurne il costo“.
“Io ho presentato un progetto dal titolo Ultrasensitive Label-free optical bionsensor based on silicon nanowires. – ci dice Antonio – Il mio lavoro è tra fotonica e sensoristica bio, difatti in questo momento qualsiasi dispositivo elettronico intorno a noi è in Silicio e la nostra strategia per ottenere performances sempre maggiori è stata quella di ridurre le dimensioni dei transistor che sono i mattoncini base della microelettronica. In quest ottica una delle risposte particolarmente promettente è la fotonica, con l’utilizzo di segnali luminosi piuttosto che segnali elettrici perché più veloci, disponibili nell universo e risolverebbero persino il problema di riscaldamento dovuto all effetto joule per i segnali elettrici. Nel futuro potremmo avere sensori ultrasensibili, a basso costo, e producibili industrialmente su larga scala per l analisi precoce della nostra salute già a casa così da smaltire le cose in ospedale e da aver subito idea se servono nuove analisi specifiche o no. Con questi sensori sarebbe possibile ad es. controllare il nostro stato di sauté rispetto a malattie cardiovascolari dalla saliva senza alcun meccanismo invasivo ma semplicemente sputando sul sensore. La prevenzione a casa permetterebbe di dimunuire di moltissimo quella che nei nostri paesi è la seconda causa di mortalità”.
Quando pensate al vostro futuro, lo immaginate ancora a Catania o in Italia oppure pensate di proseguire le vostre ricerche altrove?
“Il sogno nel cassetto è quello di rimanere a Catania, anche per continuare a far crescere e a far ottenere ottimi risultati al nostro ateneo ma se passo dal sogno alla dura immaginazione, la precarietà ti spinge a valutare anche proposte di lavoro all’estero che con ottime prospettive e salari tendono ad essere allettanti, anche per il fatto che usciamo molto preparati e competenti, e questo spinge molte realtà, anche grosse, a contattarci per posizioni lavorative“, ci spiega con molta sincerità Giacomo, ma per Antonio “è difficile pensare con chiarezza al futuro. Vorrei rimanere qua e dare anche io qualcosa al mio paese ma a patto che il mio paese me lo permetta con dignità”.