Ci sono iniziative universitarie, di scambi tra Atenei, di mobilità degli studenti che riempiono il cuore, oltre a riempire la mente di nuovi contenuti e sicuramente di stimoli. Una di queste si chiama Inv Italy e la promuove da cinque anni la professoressa Giorgia D’Allura, docente di Economia e Gestione delle Imprese al Dipartimento di Economia e Impresa del nostro Ateneo.
Ogni anno, un gruppo di studenti della Northeastern University di Boston (quest’anno per l’esattezza 24) viene a studiare per due settimane l’ecosistema delle imprese del territorio, si incontra con i loro esponenti e rappresentanti, analizza e studia a fondo le aziende e poi, sulla base di un “challenge”, di una vera e propria sfida lanciata dai nostri imprenditori, gli universitari propongono soluzioni, suggerimenti, consigli per accrescere il potenziale di internazionalizzazione delle nostre imprese. A guidare gli studenti americani la professoressa Cheryl Mitteness dell’Ateneo di Boston con la quale la professoressa D’Allura collabora strettamente da anni.
“Abbiamo iniziato cinque anni fa il progetto con Northeastern con il professore Justin Craig – ci dice la professoressa D’Allura – proponendoci insieme di studiare ed analizzare il comportamento delle imprese siciliane a conduzione familiare. Una bellissima esperienza che ha consentito agli studenti americani di conoscere non solo aziende, ma anche tradizioni e valori delle persone in Sicilia. Da tre anni, invece, con la professoressa Mitteness abbiamo allestito un programma di visite ed incontri con le aziende innovative del territorio, in particolare start up e PMI innovative. Rimane però una costante, ovvero facilitare negli studenti americani la conoscenza del territorio. Perché anche le start up sono profondamente radicate nel territorio e nei valori delle persone che lavorano in quel territorio”
Quest’anno il progetto Inv Italy è cominciato in un’aula universitaria del nostro Ateneo, quella di Economia e Gestione delle Imprese della professoressa D’Allura. Sono stati gli studenti catanesi a presentare in Inglese ai loro colleghi di Boston i risultati dei loro progetti di start up, ricevendone feedback, suggerimenti e anche il gradimento, oltre al voto di una giuria tecnica. Dopo di che è iniziato il tour nell’ecosistema locale dell’innovazione e delle start up, con la visita al modernissimo campus del Free Mind Foundry di Baxenergy ad Acireale dove gli studenti americani, oltre a conoscere il padrone di casa l’imprenditore Simone Massaro, hanno potuto incontrare i rappresentanti delle aziende selezionate quest’anno per partecipare al progetto: AC2, Darwin Technologies, Gamastech, Red Raion, Techlab Work, Telereading. Tutte aziende giovani, innovative e “made in Catania” con le quali gli studenti di Boston sono rimasti in contatto in queste due settimane, prima di consegnare loro i risultati dei lavori di gruppo. Consegna avvenuta ieri pomeriggio, al cospetto degli stessi imprenditori, nel suggestivo spazio del SAL di Catania
“È una bella iniziativa – ci dice il professor Rosario Faraci, delegato del Rettore alle Start Up – che ho avuto modo di seguire fin dalla sua genesi. Catania non è un ecosistema sicuramente paragonabile a quello di Boston o di alcune importanti Start Up City europee, penso a Valencia. Però ha tutte le caratteristiche di un ecosistema: ci sono le imprese, i facilitatori e i mentors, ci sono i luoghi di incubazione, le grandi aziende, i team di giovani che “giocano a fare impresa” e c’è l’Università. Bisogna lavorare ancora per rendere l’ecosistema ancora più attrattivo ed occasioni come quella di Inv Italy consentono di esportare la sicilianità del fare impresa anche all’estero”
I 24 studenti americani partiranno domani alla volta di Roma per far rientro nel pomeriggio a Boston. Durante le due settimane catanesi hanno avuto modo di conoscere anche le bellezze dei luoghi più suggestivi del nostro territorio: l’Etna, Taormina, Avola, le Eolie, Acireale e naturalmente Catania. Una vacanza dentro lo studio?
“L’idea – ci dice ancora la professoressa D’Allura – è quella di saldare organicamente aspetti di business e quelli territoriali. Ne siamo fermamente convinti. Dal family business alle start up, le nostre imprese si alimentano dei valori e delle tradizioni del nostro territorio. E la bellezza più autentica del nostro territorio deve essere fatta conoscere agli stranieri, raccontandola anche in un modo diverso, in cui impresa, bellezza e paesaggio si fondono armonicamente in un tutt’uno”.