Durante la cerimonia di laurea del 29 Maggio scorso, il professore Faraci, ha tenuto il consueto discorso di incoraggiamento e di auguri ai giovani neo dottori in Economia Aziendale.
Il suo discorso, questa’anno, è partito dalle più sincere congratulazioni rivolte ai neo dottori che, nonostante sembri banale, secondo Faraci, sono di fondamentale importanza: “Non è affatto scontato quello che avete conseguito, non è automaticamente consequenziale alla iscrizione e alla naturale prosecuzione di un corso di studi.
È una conquista, un obiettivo raggiunto, una meritata soddisfazione che Vi fa ripercorrere, in un “frame” fotografico di pochissimi secondi, tutti gli stati d’animo che avete sperimentato in questi anni: dalla paura all’esaltazione, dalla gioia alla delusione, dalla tenacia alla disperazione, dalla felicità alla disillusione“.
Continua, così, rivolgendo un ringraziamento particolare alle famiglie che sempre supportano gli studenti: “Grazie alle famiglie per il supporto ai loro cari. In un contesto come quello attuale in cui tutte le agenzie educative, e quindi la famiglia in primis, vivono molte criticità interne, hanno difficoltà a collegarsi fra loro, in un momento in cui Scuola e Famiglia, tanto per intenderci, parlano poco fra loro e si criticano a vicenda, anche il risultato dei Vostri familiari neo dottori è un risultato in parte Vostro.
Beninteso, sono i ragazzi che hanno studiato pagina per pagina ogni libro, hanno superato non uno ma decine di esami, hanno sperimentato sulla loro pelle le tante contraddizioni del sistema universitario, ma un grazie come famiglie Vi è dovuto e un riconoscimento Vi deve essere dato, se i vostri cari sono qui stasera laureati e riceveranno tra poco la pergamena.
Non è facile educare i ragazzi, non lo è mai stato nemmeno nel recente passato quando si trattava di educare noi che oggi siamo adulti, figuriamoci adesso che tutto è allo stato liquido, come direbbe il sociologo Bauman. Ma nella liquidità odierna di relazioni ed istituzioni, nella famiglia è ancora possibile trovare un contenitore di sicuro riferimento. Un contenitore di affetti, di fiducia, di speranze, di incoraggiamento e di supporto. È cambiato il ruolo del padre, è mutato pure quello della madre, la genitorialità si esprime in vari modi, ma la famiglia è la famiglia, come si dice dalle nostre parti”.
Inoltre, Faraci cita il libro “L’ora di lezione” dello psicanalista Massimo Recalcati, che definisce “una boccata d’ossigeno per chi, come me, crede nei valori dell’insegnamento”. In questo libro, il professore dichiara inoltre di aver trovato anche il fulcro di tutto il sistema, perché “al centro del processo di apprendimento deve tornare lo studente ed è in quell’ora di lezione, cinquanta minuti per l’esattezza a Scuola, poco più di 90 minuti quando c’è lezione all’Università, è in quell’ora insomma che si realizza un processo di ‘umanizzazione alla vita’ al quale il docente non può rinunciare.
Man mano che gli trasferisce conoscenze, il docente ha il dovere di svuotare lo studente per aiutarlo a riempirsi nuovamente di altra conoscenza, di sapere, di curiosità per il mondo, di un metodo di lavoro. Che compito incredibile quello del vero insegnante, trasferire, svuotare per poi aiutare a riempirsi da soli”.
Secondo la definizione del libro, inoltre, gli studenti sarebbero delle “viti storte” come in una sorta di “metafora della vita che non se la sente più di rispettare l’imperativo della produttività e della competitività a tutti i costi, come se fossero gli unici indicatori di successo“.
Questo perché, anche se si ottengono dei successi, e la laurea sicuramente per gli studenti è il successo più grande, “la formazione delle persone, e dunque degli studenti, avviene sempre attraverso il tempo del fallimento e dell’inciampo che avete pure conosciuto. Sono quelli i momenti che permettono al giovane di confrontarsi finalmente con la verità del suo desiderio ponendosi la domanda: Cosa desidero al di là di cosa l’Altro vuole che io desideri? Qual è il mio proprio desiderio? Dunque, questa “vite storta” va amata così com’è, ci suggerisce Recalcati”.
La chiusura è, infine, dedicata al ruolo degli educatori, tra cui possiamo annoverare, di certo, il prof. Faraci in persona, che conclude: “Ogni giovane è una “vite storta”, come adulti abbiamo solo il compito di capire dove trovare un posto a quella vite nella vita”.