
«Il futuro della nostra città dipende in gran parte dalla formazione dei nostri ragazzi – ha dichiarato il sindaco Enzo Bianco – Catania è una grande realtà universitaria e può richiamare i ragazzi delle altre regioni del mediterraneo». A insistere su questa potenzialità è stato anche il direttore dell’Ersu Andrea Cappellani: «L’internazionalizzazione è la carta vincente per il futuro della scuola, dell’università e del mondo dell’istruzione». Tuttavia è da registrare la grande (e grave) assenza del nostro ateneo
all’interno del salone.
PICCOLE UNIVERSITA’, GRANDI PROSPETTIVE: Chiamateli atenei minori, ma non di serie B. Alcuni come quelli di Camerino o del Salento offrono corsi direttamente in lingua inglese. E il fatto di studiare in una grande città per poi poter rispondere di maggiori offerte lavorative è un falso mito: «Il politecnico di Milano ha scelto di creare un polo di laurea in architettura e ingegneria industriale nel nostro territorio perché qui sono presenti molte aziende nel campo della siderurgia: questo facilita le sinergie tra mondo accademico e quello del lavoro» – ci spiegano gli studenti allo stand del Polo territoriale di Piacenza.
I TEST DI AMMISSIONE, I SOLITI FANTASMI: Chiedendo informazioni agli stand degli atenei fuori dalla nostra isola abbiamo condotto un piccolo sondaggio: Cosa spaventano di più le aspiranti matricole? I test di ammissione o tutti i problemi che comportano lo status di fuorisede? Il risultato ha fatto segnare una maggioranza bulgara: la prima preoccupazione che gli studenti hanno dimostrato è quella di riuscire ad accedere ai corsi di laurea. E pur di saltare i famigerati test, sarebbero disposti a trasferirsi.














