
Cucina italiana patrimonio UNESCO: riconoscimento storico per l’Italia. La cucina italiana è ufficialmente Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. La proclamazione è arrivata da Nuova Delhi durante la XX Sessione del Comitato Intergovernativo UNESCO, sancendo un traguardo epocale: per la prima volta nella storia l’intera tradizione gastronomica di un Paese viene riconosciuta nella sua globalità.
Un risultato che premia l’enorme valore culturale, sociale e identitario della cucina italiana, frutto di un lungo lavoro istituzionale, scientifico e comunitario portato avanti da ministeri, associazioni, accademici e promotori culturali.
Un riconoscimento senza precedenti; l’Italia fa la storia
La candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, avviata nel 2023, rappresenta un caso unico nel panorama dei beni UNESCO. Finora erano state riconosciute singole tecniche o pratiche come l’arte del pizzaiuolo napoletano o la Dieta Mediterranea ma mai l’intera cucina di una nazione.
“Oggi diamo inizio a una partita che vede scendere in campo 140 milioni di italiani: i 60 milioni che vivono in Italia ma anche gli 80 milioni che stanno all’estero. È una decisione presa per valorizzare un patrimonio che noi consideriamo grande e riguarda non solo gli italiani ma anche tutti gli stranieri che apprezzano la nostra cucina. Oggi è il 23/3/2023, è una data speciale e speriamo che ci porti a vincere nel 2025. Ci auguriamo che ci sia una partecipazione collettiva a questa candidatura”, ha commentato il Sottosegretario alla cultura con delega all’Unesco, Gianmarco Mazzi.
Il sì dell’UNESCO rende ufficiale agli occhi del mondo il fatto che la cucina faccia parte della nostra identità, che sia un patrimonio immateriale prezioso da proteggere e salvaguardare. È la prima cucina al mondo considerata nel suo complesso a diventare patrimonio UNESCO, perché nel nostro Paese il cibo è un elemento sociale e culturale: è la cura che c’è nel preparare da mangiare per chi si ama, l’incontro intorno alla stessa tavola che per noi resta un momento speciale da condividere, il tema che ci mette sempre tutti d’accordo perché amiamo parlare di cibo, oltre che mangiare e mangiare bene.
È anche questo che ci contraddistingue, così come l’enorme varietà di usanze e piatti di radice popolare che cambiano di paese in paese e di famiglia in famiglia: pezzi di un grande mosaico che rappresenta la biodiversità culturale e la sostenibilità che sono elementi centrali della nostra candidatura.
La decisione del Comitato UNESCO inaugura un nuovo approccio alla tutela immateriale: una tradizione culinaria considerata non solo come insieme di ricette, ma come complesso sistema sociale, culturale e rituale che definisce l’identità di un popolo. L’applauso della delegazione italiana presente a Nuova Delhi ha segnato il culmine di un percorso costruito con competenza, passione e una visione condivisa.
Il riconoscimento è il risultato di una collaborazione senza precedenti tra Ministero della Cultura, Ministero dell’Agricoltura, Commissione Nazionale UNESCO e i promotori della candidatura. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha definito la cucina italiana “un ambasciatore di qualità della vita”, mentre il ministro Francesco Lollobrigida ha sottolineato la necessità di difendere e valorizzare il patrimonio alimentare nazionale.
A rappresentare l’Italia a Nuova Delhi sono stati, tra gli altri, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e funzionari chiave della diplomazia culturale. Da Roma, la premier Giorgia Meloni ha accolto il risultato con orgoglio, definendolo “uno storico riconoscimento che celebra la nostra identità”:
La cucina italiana è il nostro ambasciatore più formidabile. Accompagna il turismo, arricchisce l’offerta culturale Italiana e annuncia in tutto il mondo il desiderio di essere presenti nei tanti luoghi e tra le persone che rendono l’Italia una comunità. E oggi voglio ringraziare tutti gli Italiani nel mondo, perché è anche un’opportunità per loro”. Giorgia Meloni
La forza della cucina italiana risiede nella sua capacità di essere molto più che semplice nutrimento: è ritualità quotidiana, trasmissione familiare, creatività artigianale e rispetto delle stagioni. Preparare da mangiare è un atto di cura verso la famiglia e la comunità, un gesto che racchiude memoria, territorio e tradizioni locali.
L’UNESCO ha riconosciuto questo valore sociale unico: il pasto italiano è momento di incontro, narrazione, scambio. È un mosaico di diversità regionali che insieme formano un’identità condivisa, capace di evolversi senza perdere le sue radici.
Il riconoscimento conferito dall’UNESCO segna un punto di svolta su scala globale: per la prima volta viene premiata l’intera cucina di una nazione come patrimonio immateriale. Non più singoli piatti o tecniche, ma l’intero sistema di pratiche, rituali, gesti, saperi locali, convivialità, trasmissione generazionale. Questo conferisce alla cucina italiana e di riflesso alle sue tante anime locali, da Nord a Sud un valore non solo gastronomico, ma profondamente culturale e identitario.
Per le comunità di chef, produttori, famiglie, contadini, ristoratori significa assumere un ruolo di custodi ma anche di ambasciatori di una memoria collettiva. Il cibo, così, diventa ponte tra generazioni, tra territori, tra italiani e non, ed espressione concreta di bellezza, convivialità, diversità e sostenibilità.
Il dossier presentato alle Nazioni Unite evidenzia l’impegno della cucina italiana nel promuovere sostenibilità, lotta allo spreco e tutela della biodiversità. Dall’uso creativo degli avanzi al rispetto del ciclo naturale dei prodotti, fino alla ricchezza delle produzioni artigianali che custodiscono varietà agricole antiche: la tradizione culinaria italiana è modello di equilibrio tra uomo e ambiente.
Slow Food ha celebrato il riconoscimento come vittoria per l’agrobiodiversità, ricordando il ruolo decisivo di contadini, produttori e cuochi nel mantenere viva questa ricchezza.
La candidatura approvata e il conseguente riconoscimento sottolineano l’importanza di pratiche sostenibili: uso di prodotti stagionali e locali, valorizzazione delle varietà agricole tradizionali, rispetto per ambiente e biodiversità, riduzione degli sprechi, creatività anche con scarti o ingredienti “poveri”.
In questo senso, la cucina italiana e dentro di essa le realtà siciliane e catanesi si propone come modello virtuoso: un modo di mangiare e vivere che tutela il territorio, promuove filiere corte, dignifica il lavoro artigiano e rurale, e trasmette consapevolezza sul valore del cibo come patrimonio comune. È un paradigma contrapposto al consumismo e alla globalizzazione gastronomica “usa-e-getta”: è memoria, territorio, identità e responsabilità.
Nel contesto della nuova visibilità internazionale della cucina italiana, la città di Catania emerge come uno dei focolari più dinamici e creativi. Un esempio lampante è Sapio che appresenta la prima stella Guida Michelin della città etnea.
Recentemente, sempre Sapio è stato insignito del premio “Passion Dessert 2026”, come uno degli otto ristoranti italiani riconosciuti per l’eccellenza nella pasticceria da ristorante. Ma la vitalità gastronomica catanese non si esaurisce con l’alta cucina.
Il giovane chef 27enne Rosario Sciuto originario di Catania si è imposto come vincitore del primo “Campionato di cucina popolare siciliana” nell’estate 2025, grazie a un menù ispirato alla cucina tradizionale etnea: piatti semplici ma ricchi di identità, come tagliolini con crema di melanzane, sarde grigliate con crema d’aglio e tenerumi, e un dolce iris al pistacchio.
Questi successi mostrano come Catania sappia coniugare tradizione (piatti legati al territorio, alla memoria e alla semplicità) e innovazione (tecniche contemporanee, eleganza nella presentazione, ricerca del gusto). Così la città etnea si inserisce con forza e credibilità nella mappatura delle eccellenze gastronomiche italiane appena valorizzate dall’inserimento della cucina nazionale nella lista UNESCO.
Il valore del made in Italy alimentare cresce di anno in anno e il riconoscimento UNESCO rappresenta un potente catalizzatore per l’economia e per l’immagine internazionale del Paese. Solo nel 2024 l’export agroalimentare italiano ha toccato i 68 miliardi di euro, mentre l’intero comparto della cucina italiana nel mondo vale oltre 250 miliardi.
Il riconoscimento UNESCO non è solo un omaggio simbolico: apre potenzialità concrete per il turismo enogastronomico, per la promozione internazionale delle eccellenze italiane e regionali, per la valorizzazione del Made in Italy e delle filiere locali. Località come Catania con chef di talento, ristoranti stellati, cucina tradizionale e innovativa possono vedere crescere l’attenzione di visitatori italiani e stranieri attenti alla qualità, all’autenticità, alla storia.
Per chi lavora nella ristorazione, nella produzione, nel turismo, è anche una spinta a investire su identità, sostenibilità, formazione, qualità: una spinta che può avere ricadute sociali, culturali ed economiche sul lungo periodo.
La proclamazione della cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità è molto più di un riconoscimento formale: è una celebrazione della nostra quotidianità, dei gesti tramandati dalle nonne, delle tavolate domenicali, dei sapori che parlano di casa e di storia.
Con l’ingresso della cucina italiana nella Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità, l’Italia si consacra come terra di sapori, cultura, memoria e comunità. Ma dietro questo grande riconoscimento ci sono città, territori e persone: famiglie, produttori, tradizioni locali che ogni giorno mantengono viva la cucina come atto d’amore, condivisione e creatività.
Catania, con la sua cucina radicata nella storia e aperta all’innovazione, rappresenta uno dei fari di questa rinascita gastronomica: porta d’ingresso e allo stesso tempo ambasciatrice di sapori, passioni, identità. Oggi la cucina italiana è patrimonio dell’umanità. E in questo patrimonio, e la Sicilia ha un ruolo da protagonista.
È un risultato che appartiene a cuochi, famiglie, produttori, studenti, nonni e giovani: a chi ogni giorno vive, custodisce e reinventa l’identità gastronomica italiana. Oggi l’Italia brinda a un primato mondiale, ma soprattutto rinnova la promessa di continuare a raccontare nel piatto ciò che siamo. E questa volta, lo sa anche il mondo intero.
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