La Sicilia brucia. Catania brucia. E mentre il fuoco divora ettari di macchia mediterranea, campi coltivati e colline, la domanda è sempre la stessa: perché ogni estate siamo costretti ad assistere a questo inferno?
Nella sola giornata di ieri si sono registrati 16 incendi in varie province dell’Isola, con un bollettino che racconta di fiamme e devastazione da Trapani a Ragusa, da Palermo a Siracusa, ma soprattutto a Catania, dove la situazione è apparsa da subito critica e in rapido peggioramento. Squadre della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale sono state impegnate in decine di interventi, spesso con il supporto di mezzi aerei, tra cui canadair ed elicotteri, per fronteggiare le fiamme alimentate da vento, alte temperature e spesso da mano umana.
Ma com’è possibile che ogni estate la Sicilia venga puntualmente divorata dal fuoco? Quali sono le conseguenze di questi incendi e, soprattutto, cosa si può fare per evitarli?
Catania e provincia: un inferno di fuoco
Nel Siracusano, incendi a Melilli, Priolo e Marzamemi, così come nel Trapanese, dove sono stati registrati incendi a Buseto Palizzolo, Alcamo, Valderice, Mazara del Vallo, Castellammare del Golfo e Calatafimi. Le fiamme hanno minacciato Bosco Scorace, una delle aree verdi più importanti della zona, e sono state riprese in tempo reale dalla rete di videosorveglianza ambientale “Occhio Virtuale” dell’associazione SOS Valderice. Nel Palermitano, si segnalano roghi a Misilmeri e Partinico, lungo la SS113. In provincia di Ragusa, fiamme tra Comiso e Santa Croce Camerina, oltre a Vittoria e Scicli, dove è stato necessario l’intervento di un elicottero.
Ieri la situazione è stata particolarmente critica anche nel Catanese i roghi sono divampati in Belpasso, San Michele di Ganzaria, Villaggio Delfino-Vaccarizzo, viale Giove e Librino. Nella zona etnea, gli incendi sono iniziati all’alba e si sono moltiplicati nel corso della giornata. Le fiamme hanno colpito Villaggio Delfino-Vaccarizzo, San Michele di Ganzaria, il bivio Gigliotto, Belpasso, viale Giove e persino il quartiere Librino, uno dei più popolosi e vulnerabili della città. Il caldo torrido, il vento e la vegetazione secca hanno fatto il resto. In pochi minuti, zone di campagna e aree periurbane si sono trasformate in fronti di fuoco. Il fumo ha reso l’aria irrespirabile, i cittadini hanno dovuto chiudere le finestre e in alcune aree si è reso necessario l’intervento di mezzi aerei per evitare il peggio.
Le squadre della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale e decine di volontari si sono messi al lavoro in un contesto difficile, dove ogni minuto può fare la differenza tra salvare un terreno e vederlo ridotto in cenere.
Da dove arrivano le fiamme? Cause e responsabilità
Ogni volta che la Sicilia brucia, le cause si sommano e si intrecciano. Il nemico non è solo uno:
- mano dolosa: gli inquirenti sospettano che molti incendi, anche a Catania, siano frutto di azioni intenzionali. Qualcuno appicca il fuoco per vendette, interessi economici o pura distruzione. In molti casi, le fiamme vengono appiccate volontariamente per motivi che vanno dalla speculazione edilizia alla vendetta personale, fino a un’insensata volontà distruttiva. Alcuni criminali sfruttano il fatto che il territorio sia spesso scarsamente sorvegliato e intervengono nelle ore più calde e meno frequentate. Come evidenziato nell’articolo Catania, incendi dolosi sempre più frequenti: istituito consiglio straordinario al VI Municipio.
- inciviltà e disattenzione: basta un mozzicone di sigaretta lanciato da un’auto, un barbecue lasciato incustodito, una scintilla nell’erba secca:: sono gesti che, in estate, possono trasformarsi in disastri. La vegetazione secca e le alte temperature creano una miccia natura. In una terra già provata dal caldo estremo, anche una piccola negligenza può diventare catastrofe.
- cambiamenti climatici: è impossibile ignorarli. Il termometro oggi ha toccato i 40°C in alcune aree interne del Catanese. L’aria è secca, i venti sono forti, la pioggia non si vede da settimane e venti caldi come lo scirocco trasformano il paesaggio in una polveriera. In molte zone, il suolo è talmente arido che basta una scintilla per scatenare un inferno. È il contesto perfetto per un incendio che divampa e sfugge a ogni controllo.
Il ruolo di ciascuno di noi
Ogni cittadino può – e deve – fare la sua parte. Basta poco:
- Segnala fumo o fiamme al 112 o 115. Non aspettare, agire subito può salvare ettari di terra.
- Non gettare mai mozziconi o vetri nei campi: definiti rifiuti infiammabili.
- Evita fuochi anche nei picnic e nelle aree private, soprattutto in estate.
- Partecipa ad attività di pulizia e prevenzione del verde nella tua zona.











