In Sicilia, la situazione delle carceri è stata definita “complessa e, in diversi casi, allarmante” dall’associazione Luca Coscioni, che ha recentemente diffuso le relazioni redatte dalle Aziende Sanitarie Provinciali in seguito alle ispezioni effettuate negli istituti penitenziari dell’Isola. Tali documenti, ottenuti tramite una richiesta di accesso civico avviata nel dicembre 2024, rappresentano un primo passo concreto verso una maggiore trasparenza in un ambito storicamente caratterizzato da poca chiarezza.
Secondo i dati ufficiali, attualmente sono detenute nelle carceri siciliane 6.749 persone, di cui 6.497 uomini e 252 donne. La capacità regolamentare delle strutture risulta costantemente superata, con un tasso medio di sovraffollamento che si attesta al 104%. Nonostante ciò, molte Asp hanno fornito risposte parziali o, in alcuni casi, nessuna risposta. L’Asp di Catania, per esempio, ha respinto la richiesta di accesso, motivando la decisione con esigenze legate alla sicurezza pubblica. L’associazione ha quindi presentato un’istanza di riesame, tuttora in attesa di risposta.
Le risposte delle Asp siciliane
Nel resto della Sicilia, la situazione si presenta a macchia di leopardo. L’Asp di Agrigento si è limitata a inoltrare la richiesta al Dipartimento Cure Primarie, senza aggiungere informazioni utili. A Caltanissetta, l’unica relazione inviata riguarda la casa circondariale della città, dove sono emerse criticità legate al sovraffollamento (221 detenuti per 183 posti), all’assenza di contenitori isotermici per la distribuzione dei pasti e alla necessità di interventi sugli intonaci. Tuttavia, i controlli sulla qualità dell’acqua hanno dato esito conforme, e le condizioni generali della struttura sono state giudicate “sufficienti”.
Le relazioni fornite dall’ASP di Enna, riguardanti gli istituti penitenziari del capoluogo e di Piazza Armerina, delineano un quadro nel complesso positivo, sebbene non manchino alcune criticità puntuali, come la presenza di muffa sul soffitto delle cucine. Diversa è la situazione a Palermo, dove le problematiche sono più marcate: le carceri dell’Ucciardone e del Pagliarelli sono descritte come strutture in condizioni “appena accettabili”, con segnalazioni di umidità diffusa, superfici deteriorate, pavimenti danneggiati, impianti di climatizzazione non funzionanti e irregolarità nella fornitura di acqua calda.
A Termini Imerese, pur in un contesto meno grave, persistono comunque problemi di natura strutturale e ambientale. Anche la casa circondariale di Ragusa presenta un quadro misto: se da un lato le condizioni igienico-sanitarie sono generalmente considerate adeguate, dall’altro si riscontrano infiltrazioni d’acqua, crepe nei soffitti delle celle e dei servizi, e carenze nella gestione dei rifiuti provenienti dall’infermeria. La situazione più critica riguarda tuttavia gli istituti presenti nel territorio dell’ASP di Trapani. La casa di reclusione di Favignana è in condizioni molto compromesse: celle inutilizzabili, intonaci deteriorati, impianti non a norma e umidità pervasiva sono problemi già segnalati in passato, ma rimasti senza interventi efficaci. Anche il carcere di Trapani presenta gravi lacune sia dal punto di vista strutturale sia igienico, con ambienti privi di riscaldamento, bagni scarsamente ventilati e difficoltà di accesso per i controlli sanitari, ostacolati in alcuni casi dalle proteste dei detenuti. In questo scenario, l’unica eccezione positiva è rappresentata dall’istituto penitenziario di Castelvetrano, dove le condizioni generali risultano soddisfacenti.












