La scorsa settima si è bruscamente interrotta ogni trattativa per un eventuale rinnovo del contratto nazionale di lavoro delle farmacie private. Un comparto che coinvolge più di 60.000 lavoratori e lavoratrici, le cui voci, ancora ad oggi, sembrano rimanere inascoltate!
“La situazione della categoria non è delle più rosee. Io, come altri colleghi e colleghe, viviamo un momento di crisi della professione. Da agosto stiamo aspettando il rinnovo del contratto dei farmacisti dipendenti di farmacia privata che, attualmente, è in una fase di stallo. Federfarma ha avanzato una proposta economica di aumento di 120€ lordi, circa un terzo della richiesta avanzata dalle sigle sindacali. Sul fronte del riconoscimento economico non vi è alcuna apertura da parte dei titolari, ma siamo costantemente chiamati a espletare più servizi, ormai poco attinenti alla natura della nostra figura professionale”. Queste le parole che arrivano direttamente da Simona Otello, farmacista che ogni giorno opera sul campo, vivendo in prima persona le difficoltà di una professione in profonda trasformazione.
Le sue dichiarazioni non fanno altro che dare voce ad un malcontento diffuso tra i lavoratori del settore, i quali ormai da troppo tempo non ricevono un adeguato riconoscimento economico, lavorativo e contrattuale. In un momento in cui le trattative per il rinnovo del contratto sono ferme, testimonianze come la sua assumono un significato ancora più potente, un vero e proprio grido nel vuoto, un appello che chiede ascolto e risposte concrete, attese ormai da troppo tempo.
Le proposte inadeguate di Federfarma
Come già spiegato in precedenza l’associazione dei datori di lavoro ha proposto un aumento salariale di soli 120 euro lordi per l’intero triennio. Cifra giudicata dai sindacati del tutto insufficiente, se si tiene in considerazione la richiesta formulata durante i precedenti incontri, basata su un calcolo comprensivo sia dell’inflazione, effettivamente registrata nel periodo di validità dell’attuale contratto, sia delle previsioni di inflazione per i prossimi tre anni. “Federfarma sa benissimo – dichiarano le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs– che la trattativa per il rinnovo del contratto si è interrotta in ragione della proposta di incremento salariale di sole 120 € formulata dalla stessa Associazione”
Nonostante l’insistenza e la disponibilità al dialogo da parte delle organizzazioni dei lavoratori, Federfarma ha mantenuto una posizione rigida, senza offrire segnali concreti di apertura. Di fronte a rivendicazioni fondate sull’aumento del costo della vita e su un impegno professionale sempre più gravoso, la proposta avanzata dalla parte datoriale è rimasta estremamente limitata e non commisurata alle reali necessità della categoria. “È evidente che – proseguono le tre sigle – Federfarma non consideri il salario uno strumento prioritario per riconoscere il giusto valore alla professionalità. Se i dipendenti da farmacie private hanno retribuzioni inferiori a quelle di farmaciste e farmacisti loro colleghi che operano nell’ambito delle parafarmacie, vuol dire che chi dichiara di voler riconoscere valore al lavoro dei propri dipendenti dimostra di volerlo fare solo a parole”.
Sempre più responsabilità e sempre più mansioni
È evidente ormai a tutti come negli ultimi anni il lavoro del farmacista sia profondamente cambiato, ma non certo in meglio. D’altronde l’intero settore, spinto anche dall’accordo di convenzione con lo Stato sottoscritto da Federfarma e Assofarm, in poco tempo ha visto una forte espansione dei servizi offerti nelle farmacie, con un conseguente aumento delle competenze richieste sia ai laureati iscritti all’albo sia agli operatori non laureati. Nonostante questo, le richieste di adeguamento salariale sono rimaste lettera morta, mentre gli orari di lavoro si fanno sempre più pesanti e insostenibili.
È frustrante constatare come un impegno così grande venga ignorato proprio da chi dovrebbe tutelare i lavoratori. La nostra intervistata Simona Otello aggiunge: “il fulcro della crisi è la mancata attrattività professionale: orari di lavoro poco sostenibili, mansioni cambiate e retribuzioni ferme da anni, spingono i giovani laureati, ma anche i colleghi e le colleghe meno giovani, a cercare altre strade, verso lidi più proficui. E questo si vede già dal netto calo di iscrizioni ai corsi di laurea di farmacia.” Se non si interviene tempestivamente per migliorare le condizioni di lavoro, aggiornare le retribuzioni e riconoscere adeguatamente il ruolo crescente della figura del farmacista, il rischio è quello di un progressivo svuotamento del settore.
Farmacisti in prima linea
“Prima di abbandonare la professione, però, si cerca di cambiarne le condizioni perché a molti essere un farmacista, il professionista del farmaco, piace.” La nostra portavoce sottolinea con fermezza come, nonostante le difficoltà persistenti e la mancanza di risposte adeguate, la categoria continui a battersi con determinazione per il riconoscimento del proprio valore professionale. In un contesto segnato da trattative interrotte, retribuzioni ferme e mansioni sempre più complesse, la volontà di non arrendersi rappresenta un segnale chiaro: i farmacisti non intendono accettare passivamente una condizione di invisibilità o sottovalutazione!
Proprio per questo le organizzazioni sindacali tra Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno recentemente reso pubblica una nota in cui si affrontano con determinazione la critica situazione in cui versa l’intero settore farmaceutico. Nel documento pubblicato si pone in evidenza come ci siano ancora delle questioni che dovrebbero essere trattate o ritrattate durante i prossimi incontri, tra queste: il miglioramento della qualità della vita lavorativa, la necessità di bilanciare in modo efficace gli impegni personali con quelli professionali e l’irrisolta questione salariale. Alla fine della nota sindacale si mette in evidenza come troppo spesso i titolari di farmacia non si rendano conto della crisi in cui versano più di 60.000 dipendenti. La loro apparente incapacità di percepire il “vento del cambiamento” ,che attraversa il settore, potrebbe compromettere non solo la dignità di una professione nobile, ma anche un servizio essenziale per la comunità.
Alla luce di ciò la nostra intervistata Simona Otello dichiara: “Per la prima volta, anche tra i farmacisti delle farmacie private si registra una crescente e attiva adesione ai sindacati che li rappresentano, e sono proprio i giovani farmacisti ad essere più attivi. I colleghi delle farmacie comunali, da sempre maggiormente sindacalizzati, stanno fornendo supporto e competenze, contribuendo a strutturare questa nuova ondata di mobilitazione –concludendo– Sono in preparazione manifestazioni in diverse città italiane con l’obiettivo di rendere più visibile il disagio della categoria e lanciare un messaggio chiaro a Federfarma: non è più accettabile che l’equilibrio economico della farmacia dei servizi si regga su stipendi inadeguati e condizioni di lavoro al limite della sostenibilità”.