
Il destino del porticciolo di Ognina si deciderà il 4 giugno! Questo quanto riportato da “La Sicilia”. La società Tortuga Srl dovrà interrompere tutti i lavori in corso per l’ampliamento del porticciolo.
Il Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana, sotto la presidenza di Ermanno de Francisco, ha parzialmente accolto la richiesta di misure cautelari presentata dall’associazione sportiva Circolo Canottieri Jonica. In particolare, è stato disposto che le parti coinvolte sospendano ogni attività edilizia di taglio o demolizione, anche parziale, sui moli fissi esistenti, fino alla decisione finale della camera di consiglio.
Sempre secondo quanto riportato da “La Sicilia”, l’istanza presentata dal Circolo Canottieri Jonica è stata accolta l’8 maggio, appena un giorno dopo la richiesta formale dell’avvocato del Circolo, Carmelo Barreca, nel ricorso in appello contro la decisione del Tar di Catania (sezione terza) del 17 aprile. Nella sentenza, che si basava sul ricorso amministrativo presentato da Canottieri Jonica, a cui si è poi aggiunta anche l’associazione Legambiente, il Tribunale aveva dato pieno favore alla società La Tortuga, autorizzando il proseguimento dei lavori di ampliamento del porticciolo. Tali lavori erano stati approvati dall’Assessorato regionale Territorio e Ambiente e prevedevano l’estensione della concessione demaniale della società, portando l’area da 5.457 a 7.644 metri quadri.
Nel ricorso in appello vengono nuovamente messe in discussione le ragioni alla base della concessione, con particolare attenzione agli aspetti procedurali. Tra i punti sollevati, si segnala l’opposizione del Comune all’intervento, che però non sarebbe stata formalizzata nei tempi e nei modi previsti, la riduzione dei posti barca destinati all’uso pubblico e le difficoltà operative che il Circolo Canottieri Jonica si troverebbe ad affrontare nello svolgimento delle proprie attività. Il nodo centrale, tuttavia, e quello su cui il CGA ha basato la decisione di concedere le misure cautelari monocratiche, riguarda il rischio di compromissione di una parte del molo del porticciolo, che secondo le fonti risalirebbe all’VIII secolo a.C. A supporto di questa tesi, viene richiamato anche quanto indicato dalla Soprintendenza ai Beni culturali nel proprio parere favorevole all’ampliamento, che riconosce il valore storico dell’area.
Il rischio, secondo i ricorrenti, è quello di un danno grave e irreparabile a un bene di valore storico e archeologico. Proprio per l’urgenza della situazione, si è ritenuto necessario un provvedimento immediato, senza attendere la discussione collegiale dell’istanza cautelare.
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