È stato recentemente pubblicato il nuovo report globale sulla libertà di stampa da parte dell’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere, e il quadro che ne emerge risulta particolarmente allarmante. In un contesto internazionale in cui la libertà di informazione è sempre più minacciata, uno dei fattori che contribuisce in modo determinante a indebolire il ruolo e la funzione del giornalismo è rappresentato dalle crescenti difficoltà economiche del settore. Questo fenomeno è inoltre alimentato da diversi fattori interconnessi, tra cui: la progressiva concentrazione della proprietà editoriale, le ingerenze esercitate da inserzionisti pubblicitari e soggetti finanziatori, nonché l’erogazione di fondi pubblici caratterizzata da scarsità, discontinuità o criteri di assegnazione poco trasparenti. I media sono sempre più costretti a rimanere in bilico tra la salvaguardia della propria autonomia editoriale e la necessità di assicurare la propria sostenibilità finanziaria.
“Garantire la libertà, l’indipendenza e la pluralità nel panorama mediatico odierno richiede condizioni finanziarie stabili e trasparenti. Senza indipendenza economica, non può esistere una stampa libera. Quando i mezzi d’informazione sono in difficoltà finanziarie, sono trascinati in una corsa per attirare il pubblico a scapito della qualità dell’informazione e possono cadere preda degli oligarchi e delle autorità pubbliche che cercano di sfruttarli. Quando i giornalisti si impoveriscono, non hanno più i mezzi per resistere ai nemici della stampa – coloro che sostengono la disinformazione e la propaganda. È urgente riportare l’economia dei media a uno stato che favorisca il giornalismo e garantisca la produzione di informazioni affidabili, che sono intrinsecamente costose. Le soluzioni esistono e devono essere applicate su larga scala. L’indipendenza finanziaria dei media è una condizione necessaria per garantire un’informazione libera e affidabile che serva l’interesse pubblico”. Questo quanto dichiarato da Anne Bocandé RSF Editorial Director.
Gli indicatori usati nella ricerca
L’Indice mondiale della libertà di stampa di Reporter senza frontiere (RSF) valuta la situazione della stampa in 180 Paesi e territori sulla base di cinque indicatori: contesto politico, quadro normativo, contesto economico, contesto socio-culturale e sicurezza dei giornalisti. Ogni Paese riceve un punteggio da 0 a 100, dove 100 rappresenta il massimo livello di libertà. Il punteggio globale deriva dalla combinazione di valutazioni qualitative, fornite da esperti del settore, come giornalisti e accademici. Vengono inoltre presi in esame dati quantitativi riguardanti abusi e violenze contro i media. L’Indice si riferisce all’anno solare precedente la pubblicazione, ma può essere aggiornato in caso di eventi straordinari (guerre, colpi di stato, repressioni improvvise). I punteggi parziali relativi a ciascun indicatore riflettono vari aspetti: l’autonomia dai poteri politici, la libertà giuridica di esercitare la professione, le pressioni economiche interne ed esterne, i condizionamenti culturali e sociali, e infine la sicurezza fisica, psicologica e professionale degli operatori dell’informazione.
I risultati della ricerca
In ben 160 dei 180 Paesi analizzati, le imprese giornalistiche non riescono a garantire la propria stabilità finanziaria! In circa un terzo degli Stati, la crisi economica del settore ha determinato la chiusura di numerose testate, con gravi ripercussioni sulla pluralità dell’informazione. Tra i casi emblematici figurano gli Stati Uniti (57° posto, che perde ben 2 posizioni), la Tunisia (129°, scende di 11 posizioni) e l’Argentina (87°, in calo di 21 posizioni).
La situazione risulta drammatica in Palestina (163°), dove nella Striscia di Gaza l’offensiva militare israeliana ha portato alla distruzione delle diverse giornalistiche, all’uccisione di circa 200 reporter e all’imposizione di un blocco totale per oltre un anno e mezzo. Anche in Haiti (112°, scende di 18 posizioni) l’instabilità politica ha determinato un grave deterioramento del sistema mediatico.
Particolarmente allarmante è il fenomeno della chiusura massiva di testate giornalistiche registrato in 34 Paesi, spesso accompagnato dall’esilio forzato di giornalisti. Tali situazioni sembrano troppo spesso verificarsi in Paesi come il Nicaragua (172°, -9), la Bielorussia (166°), l’Iran (176°), il Myanmar (169°), il Sudan (156°), l’Azerbaigian (167°) e l’Afghanistan (175°), dove alle pressioni economiche si sommano forme sistemiche di censura e repressione politica. In questi Paesi la libertà di stampa rimane solo un miraggio.
I paesi in cima e in fondo alla classifica
Secondo i risultati dell’Indice mondiale della libertà di stampa 2025 i Paesi del Nord Europa continuano a detenere le prime posizioni nella classifica globale. La Norvegia si conferma al primo posto su 180 nazioni, con un punteggio complessivo di 92,31 su 100, eccellendo in quasi tutti gli indicatori: contesto politico (96,22), quadro legislativo (91,96), contesto economico (87,32), contesto socioculturale (90,03) e sicurezza dei giornalisti (96,03). Seguono Estonia (89,46), Paesi Bassi (88,64), Svezia (88,13), Finlandia (87,18), Danimarca (86,93) e Irlanda (86,92), tutti con punteggi elevati e stabili che testimoniano ambienti favorevoli al giornalismo libero e indipendente.
All’estremo opposto della classifica si trovano Paesi in cui la libertà di stampa è gravemente compromessa da repressione, violenza e controllo statale. L’Eritrea si posiziona ultima (180ª) con un punteggio di 11,32, preceduta da Corea del Nord (12,64), Cina (14,8), Siria (15,82), Iran (16,22) e Afghanistan (17,88).
E l’Italia?
L’Italia ha registrato un arretramento nella classifica mondiale della libertà di stampa 2025, scendendo dal 46° al 49° posto, con una perdita di tre posizioni rispetto all’anno precedente. Secondo Reporter senza frontiere, l’attività giornalistica risulta compromessa da pressioni esercitate da diverse organizzazioni mafiose, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, dove il controllo del territorio e l’intimidazione limitano fortemente l’autonomia dei media. Ulteriori ostacoli derivano dall’ambito politico: diversi giornalisti segnalano infatti interferenze e tentativi di condizionamento da parte della classe dirigente, in particolare nelle inchieste legate al settore giudiziario.
Nonostante ciò, l’Europa si conferma la regione geografica globalmente più favorevole per l’attività giornalistica, sebbene anch’essa mostri segnali di progressivo deterioramento della libertà di stampa. Come evidenziato da Attila Szalai di Reporter Senza Frontiere, il continente europeo conserva una posizione relativamente favorevole, anche grazie all’adozione, nel 2024, dello European Media Freedom Act. Questo regolamento è stato introdotto con l’obiettivo di rafforzare e tutelare la libertà e l’indipendenza del settore mediatico, con particolare attenzione al contesto del mercato interno dell’Unione Europea. Il provvedimento mira a creare un quadro normativo armonizzato, capace di garantire condizioni eque per tutti gli operatori dell’informazione, sia pubblici che privati, assicurando loro la possibilità di svolgere l’attività giornalistica in modo autonomo, trasparente e senza interferenze indebite da parte di soggetti esterni.