In un’epoca in cui la vita online e quella offline si intrecciano inestricabilmente, è diventato imprescindibile garantire ai più giovani un’educazione digitale solida, critica e consapevole. È questo l’obiettivo della nuova campagna lanciata da Save the Children, in occasione della pubblicazione del report “Educare al digitale. Dati utili per adulti consapevoli”.
Una fotografia dettagliata che rivela quanto, già in età molto precoce, bambine, bambini e adolescenti siano immersi nel mondo digitale, spesso senza le competenze adeguate per navigarlo in sicurezza. La guida allegata alla campagna , rivolta a genitori, educatori e insegnanti, propone consigli pratici suddivisi per fasce d’età (5-8, 9-11, 12-14 anni), affrontando temi che vanno dall’uso consapevole dei social network alla protezione dell’identità digitale, fino all’importanza di creare regole condivise e di stabilire un dialogo aperto.
L’indagine rivela che un bambino su tre tra i 6 e i 10 anni (32,6%) utilizza lo smartphone ogni giorno, con un picco significativo nelle regioni del Sud e nelle Isole, dove la percentuale raggiunge il 44,4%, a fronte del 23,9% del Nord. L’utilizzo precoce dei dispositivi è sempre più diffuso, complice la pervasività della tecnologia nella quotidianità, ma non sempre è accompagnato da una guida adulta o da strumenti di comprensione dei rischi.
Tra gli 11 e i 13 anni, ben il 62,3% ha almeno un account social, di cui il 35,5% su più piattaforme. L’accesso ai social media in questa fascia d’età, dove tecnicamente l’uso dovrebbe essere limitato ai maggiori di 13 anni secondo i termini di servizio di molte piattaforme, rappresenta un’ulteriore conferma della necessità di un intervento educativo strutturato e tempestivo.
“Bambini, bambine e adolescenti crescono oggi in una dimensione onlife, in cui il mondo materiale e quello digitale si intrecciano – ha dichiarato Claudio Tesauro, presidente di Save the Children – ma ciò non significa che abbiano gli strumenti necessari per rapportarsi consapevolmente con l’universo online”.
Secondo Tesauro, vietare l’uso della rete senza fornire strumenti educativi non solo è inefficace, ma può persino spingere i minori verso spazi digitali meno regolamentati, aumentando i rischi legati al cyberbullismo, all’adescamento e alla pedopornografia.
I numeri parlano chiaro: nel 2024 i casi di cyberbullismo trattati dalla Polizia Postale sono cresciuti del 12%, passando dai 284 del 2023 ai 319. Tra questi, il 68,9% riguarda la fascia tra i 14 e i 17 anni. Anche i reati più gravi sono in crescita: 2.809 casi di pedopornografia online (+6%) e 370 casi di adescamento (+5%), con un’incidenza maggiore tra i 10 e i 13 anni (55,7%).
Un dato che fa riflettere è l’uso problematico dei social media già in età preadolescenziale: a 11 anni, il 15,6% delle ragazze e il 14,1% dei ragazzi mostrano segnali di dipendenza o disfunzioni nell’uso dei social.
Il mondo dei videogiochi online è ormai una parte integrante dell’esperienza digitale. Tra gli 11-13enni maschi, l’84% scarica giochi online, contro il 75% delle coetanee. La tendenza si mantiene elevata anche tra i 14 e i 16 anni, soprattutto tra i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze).
Ma il quadro non è uniforme su tutto il territorio nazionale. I divari territoriali sono ancora marcati: nel Nord Ovest, l’8% degli studenti di terza media non raggiunge le competenze digitali minime, ma la percentuale sale al 17% al Sud e addirittura al 32% nelle Isole. Tra i 16-19enni, secondo dati Eurostat, solo il 55,8% raggiunge competenze digitali di base o superiori, contro il 66,5% della media UE.
Un aspetto fondamentale sottolineato da Save the Children riguarda la scuola e la necessità di percorsi obbligatori di educazione all’affettività e alla sessualità. I recenti fatti di cronaca hanno dimostrato come il rispetto dell’altro, il consenso e l’identità di genere siano temi imprescindibili per costruire relazioni sane, tanto offline quanto nel mondo digitale.
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