La recente relazione della Corte dei Conti sulla gestione delle risorse sanitarie destinate al rafforzamento dell’area delle terapie intensive in Sicilia ha scatenato un acceso dibattito tra istituzioni e Regione. Secondo il documento, i numeri relativi ai posti letto previsti e quelli effettivamente realizzati presentano un forte disallineamento rispetto agli standard nazionali, mentre l’assessorato regionale alla Salute contesta le cifre fornite e difende l’operato dell’amministrazione.
Il nodo dei numeri: errore di calcolo o carenza effettiva?
La Corte dei Conti ha evidenziato che il piano regionale prevedeva la realizzazione di 720 posti letto di terapia intensiva e semintensiva, ma ne sono stati effettivamente realizzati solo 151 (21%), di cui 109 collaudati e in uso. Per la terapia semintensiva, invece, a fronte dei 350 posti previsti, ne sono stati realizzati 116 (33%), con soli 78 collaudati e operativi.
Anche gli interventi di adeguamento delle aree di pronto soccorso mostrano dati critici: dei 24 interventi programmati, solo 8 sono stati completati (33%), di cui appena 6 collaudati e in uso. L’Assessorato regionale della Salute, però, contesta queste cifre e sottolinea che il numero corretto di posti letto da realizzare è 571 e non 720.
Tale valore è stato confermato dal Ministero della Salute con una nota ufficiale a firma del direttore generale Americo Cicchetti. Il piano effettivo, approvato con decreto direttoriale n. 92 del 24 maggio 2022 e registrato dalla Corte dei Conti, prevedeva infatti la realizzazione di ben 253 posti letto di terapia intensiva, 318 di terapia semintensiva, 29 interventi di adeguamento dei pronto soccorso e l’acquisto di 16 ambulanze.
Lavori in corso e ritardi accumulati
Secondo l’Assessorato regionale, i lavori per questi 571 posti letto risultano eseguiti o in corso di esecuzione, con un ritardo significativo per alcune strutture. I principali ospedali coinvolti nelle criticità sono il Garibaldi di Catania, il Sant’Antonio Abate di Trapani, il Borsellino di Marsala e il Fogliani di Milazzo, che rappresentano circa il 20% del totale degli interventi.
La Regione, di fronte alla bocciatura della Corte dei Conti, ha annunciato di voler chiedere il riesame degli atti che hanno portato alla stesura della relazione. L’ente ritiene che i dati inseriti nel documento siano errati e che il numero dei posti letto previsti dal piano sia stato calcolato in modo errato, causando una valutazione distorta della gestione delle risorse.
Un sistema sanitario ancora in sofferenza
Al di là del dibattito sui numeri, rimane il dato di fatto che la sanità siciliana soffre di gravi lacune. La relazione della Corte dei Conti sottolinea come i livelli essenziali di assistenza (Lea) non siano ancora garantiti e che il disallineamento tra la programmazione regionale e gli standard minimi nazionali sia un problema strutturale.
A confermarlo è anche il report del Ministero della Salute sul monitoraggio dei Lea attraverso gli indicatori Core per il 2023. La Sicilia, con Valle d’Aosta, Abruzzo e Calabria, risulta tra le ultime regioni in classifica: nell’area distrettuale ottiene un punteggio di 44 e nella prevenzione di 49, ben al di sotto della soglia di sufficienza di 60 punti.
Lo scontro istituzionale sulla gestione dei fondi covid e le lacune da colmare
In conclusione quindi, la gestione dei fondi Covid in Sicilia si trova al centro di un acceso scontro istituzionale. Se da un lato la Corte dei Conti denuncia carenze gravi e ritardi nella realizzazione degli interventi, dall’altro la Regione difende il proprio operato contestando i numeri forniti e dichiarando che le opere previste sono in corso di esecuzione. Resta però il dato incontrovertibile di un sistema sanitario regionale ancora in forte difficoltà, con strutture non ancora adeguate e livelli di assistenza che faticano a garantire i servizi minimi richiesti dallo Stato.