Manovra alla Camera che fa puntare i riflettori sui numeri della Sanità Pubblica Italiana, in 10 anni, infatti, serviranno circa il 30% in più dei medici. La Corte dei Conti, stima che il livello di spesa sanitaria per il biennio 2026-27 tornerà sui livelli del pre-pandemia, l’Ufficio parlamentare di bilancio segnala come i fondi per la sanità crescano meno della spesa, con rischi per le amministrazioni Regionali di finire tutte in deficit. L’ISTAT, aggiunge, analizza come nel 2023 il 7,6% degli italiani abbiano volontariamente rinunciato a curarsi, principalmente a causa delle interminabili liste d’attesa o, banalmente, per ragioni meramente economiche.
I rischi per i bilanci regionali
I numeri parlano chiaro, soprattutto quelli messi in chiaro dalla Corte di Conti, confermano che la manovra sulla Sanità farà ritornare la spesa nel biennio 2026-27 al 6,4% del Pil, una dinamica del genere rafforzerebbe il peso della sanità in rapporto al complesso della spesa corrente primaria. Per l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’aumento del finanziamento diretto al servizio sanitario è inferiore a quello della spesa con un divario, addirittura, triplicato tra il 2024 ed il 2027, producendo un rischio significato di aumento del disavanzo dei servizi sanitari regionali.
La mancanza di medici
Il maxi piano di assunzioni, il quale porterebbe a ben 30mila nuove assunzioni, portato avanti dal ministro della salute Orazio Schillaci, servirebbe ad arginare la grave mancanza di personale sanitario pubblico, soprattutto in vista delle nuove strutture previste dal Pnrr per il 2026.
Secondo Banca d’Italia nel prossimo decennio il turnover del personale sanitario e le nuove esigenze dell’assistenza territoriale genereranno un fabbisogno per i medici pari al 30% e per gli infermieri del 14%, si tratta di circa 40 mila dottori e di altrettanti infermieri.
Gli italiani rifiutano le cure
Stando ai dati Istat, nel 2023 sono stati in circa 4,5 milioni di italiani a rifiutare le cure, a causa principalmente delle lunghe liste d’attesa e per motivazioni economiche e di scomodità del servizio.
Al riguardo il presidente dell’Istat Chelli ha dichiarato che “La dotazione e l’invecchiamento del personale medico rappresentano criticità per il comparto della sanità, anche alla luce del futuro aumento della domanda di cure dovuto alla dinamica della popolazione”. In particolare sono i medici di medicina generale e gli infermieri le categorie che destano “maggiori preoccupazioni per le prospettive future”. Il numero di infermieri e ostetriche in Italia in particolare “è da molti anni ritenuto insufficiente rispetto ai bisogni di salute della popolazione” con una dotazione nel 2022 è pari a 6,8 per mille abitanti, 0,4 punti in più rispetto al 2019. Tra le regioni – ha spiegato Chelli – si osserva un ampio divario, con una dotazione particolarmente bassa pari a 5,7 infermieri e ostetriche per mille residenti in Lombardia, Campania e Calabria e a 6,0 in Sicilia“