Ben 39 società scientifiche italiane hanno firmato un documento contro i tagli di cui soffre la ricerca pubblica italiana, pubblicato su Scienzainrete.
“Dall’assegnazione dei fondi emerge che quasi tutti gli atenei statali hanno avuto riduzioni. In agosto è apparso il disegno di legge per il Reclutamento che delinea una moltiplicazione di posizioni pre ruolo ed è stato introdotto l’adeguamento Istat degli stipendi per i docenti universitari (+4,8% a parziale recupero dell’inflazione), senza fornire stanziamenti aggiuntivi nel Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) 2024“. Con queste parole, le società scientifiche, in rappresentanza di migliaia di docenti universitari e ricercatori, esprimono la loro preoccupazione per la sorte degli atenei pubblici, mettendo in luce l’inevitabile messa in pericolo della qualità della ricerca e dell’insegnamento accademico. A fronte di questa paralisi e della “deriva che si prospetta per la nostra università”, richiedono un riequilibrio con la Legge di Bilancio 2025.
Tra i firmatari del documento, compaiono alcune tra le più prestigiose istituzioni accademiche nazionali: l’Associazione degli Italianisti, l’Associazione Antropologica, l’Associazione italiana di Fisica medica e sanitaria, l’Associazione di Sociologia, l’Associazione per la Matematica italiana, l’Associazione italiana per lo studio dei Sistemi economici comparati, il Gruppo 2003 per la ricerca scientifica. A tenerle unite è il timore per le continue riduzioni agli atenei pubblici, che mettono a rischio anche gli stipendi dei docenti di ruolo e dei precari.
“É fondamentale finanziarie la ricerca che oggi non si sa a cosa serva” – scrivono gli scienziati del Gruppo 2003, e continuano: “per rilanciare l’economia serve una università vivace, non si può pensare che un paese viva di solo turismo comprando brevetti e know how all’estero”.
In conclusione, l’augurio che “le voci delle Società scientifiche possano contribuire a fermare i rischi di un ridimensionamento – attraverso le attuali politiche del governo – dell’università e della ricerca pubblica in Italia”.
D’altro canto, la ministra per l’Università e la ricerca, Anna Maria Bernini, ha smentito ogni voce su tagli alla ricerca pubblica da parte del governo Meloni. “È totalmente falso che ci sia stato un taglio da 513 milioni di euro“.
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