Mandare i propri figli all’università è spesso fonte di preoccupazioni per molte famiglie italiani, soprattutto in questi mesi in cui hanno inizio gli anni accademici. Secondo l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, l’ammontare delle tasse resterà legato al reddito familiare, con cifre che andranno dai 600 euro fino ad un massimo di 1.000 euro l’anno per gli atenei pubblici. Ovviamente per gli atenei privati la situazione è ben diversa, e i parametri della retta non si basano necessariamente sul reddito familiare. Vediamo insieme quali sono i costi delle università pubbliche nel 2024, quali le esenzioni e le agevolazioni disponibili e quali le maggiori differenze tra atenei pubblici e privati.
Come accennato, il report fornito dall’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori offre un quadro dettagliato delle spese universitarie che gli studenti andranno ad affrontare nel 2024. Tra gli atenei italiani ci sono svariate differenze, significative ad esempio quelle tra Nord e Sud: le università del Nord d’Italia sono nettamente più costose rispetto a quelle del Centro e del Sud, con un incremento del 12,33% rispetto alla prima fascia di reddito e del 12,89% rispetto alle università del meridione.
I costi universitari sono determinati basandosi sulla fascia di ISEE a cui lo studente appartiene, come illustrato di seguito:
Se lo studente scegli di non dichiarare il proprio ISEE verrà automaticamente inserito nella fascia più alta, rischiando di perdere le possibili agevolazioni economiche. Inoltre, nel caso in cui gli studenti del primo anno presentino un reddito inferiore ai 13.000 euro ci sarà l’esenzione automatiche dalle tasse universitarie.
Oltre alle differenze regionali ci sono anche notevoli variazioni tra gli stessi atenei, tra le università pubbliche più costose del 2024 troviamo in ordine:
Possiamo, in generale, dire che i percorsi di studio incentrati sulle materie scientifiche sono più costosi rispetto a quelli incentrati su studi umanistici: la differenza può arrivare fino al 5,27%.
Le università private seguono tendenzialmente delle regole differenti rispetto a quelle pubbliche, anche i costi di iscrizione infatti variano notevolmente. Si stima che le retta possano oscillare tra i 2.000 e gli 11.000 euro l’anno, escludendo corsi laurea molto più costosi. Un esempio è il corso di odontoiatria e protesi dentaria presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, dove la retta del primo anno di magistrale ammonta a 50.140.
Le agevolazioni e gli sgravi fiscali sono previste anche nelle università private, sia in base al reddito che al merito. Un esempio ne è la Bocconi, che offre una scontistica del 15% per tutte le famiglie che hanno più figli iscritti contemporaneamente, o altre riduzioni per un’invalidità superiore al 66%.
Dal 2017, per merito della Legge di Bilancio, esistono ulteriori esenzioni per garantire il diritto allo studio anche alle famiglie con difficoltà economiche. Gli studenti che hanno un reddito medio inferiore ai 20.000 possono ottenere delle riduzioni o l’esenzione totale delle tasse universitarie. Inoltre le matricole che hanno conseguito il diploma di scuola superiore con il massimo dei voti possono essere esentate dal pagamento totale delle tasse per il primo anno.
Possiamo quindi dire che le agevolazioni statali e le borse di studio sono un grandissimo aiuto per ridurre significativamente il peso economico di molte famiglie, sono quindi uno strumento che andrebbe ampliato e migliorato per permettere a tutti gli studenti un accesso equo all’istruzione universitaria.
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