Dopo due decenni di impegno in studio, indagini e lavori di restauro, la maestosa statua del “Colosso di Akragas” è stata eretta, testimoniando così il ritorno al suo antico splendore. Si tratta del “Telamone”, una statua antropomorfa che sosteneva l’architrave del tempio di Zeus Olimpio, l’Olympieion. La statua è alta 8m ed è sostenuta da una struttura in acciaio di 12 m.
Durante la giornata del 29 febbraio 2024, si è avvenuta la cerimonia di presentazione tenuta dal presidente della Regione siciliana Renato Schifani.
“Oggi è un giorno importante per Agrigento e la Sicilia – ha dichiarato Schifani –. Questo gigante di pietra dell’antica Akragas, che dopo tanti anni di studi e ricerche possiamo osservare nella sua posizione naturale, è il cuore di un importante progetto di musealizzazione dell’intera area del tempio di Zeus. la giornata di oggi non va intesa come punto di arrivo, ma deve servire da stimolo a tutti gli addetti ai lavori, per fare di più e meglio. Occorre migliorare la capacità attrattiva e la fruizione del nostro inestimabile patrimonio culturale – ha aggiunto Schifani –. Nonostante i dati sul turismo del 2022 e del 2023 ci dicano che la Sicilia è una delle mete turistiche più gettonate, il rapporto tra patrimonio culturale e flussi turistici non è ancora, a mio avviso, soddisfacente. Si può fare di più e meglio”.
Finora l’intero progetto dell’Olympieion è costato circa 500 mila euro di fondi del Parco. Prossimamente verrà inclusa la ricostruzione a terra di una parte della trabeazione e della cornice del tempio, in modo rendere un’idea più concreta delle dimensioni colossali e dell’unicità del monumento.
L’intera campagna di studi e ricerche del 2024 sull’Olympieion è stata affidata all’Istituto archeologico germanico di Roma (Dai Rome) e guidata da Heinz-Jürgen Beste. Durante le ricerche sono stati scoperti circa 90 frammenti che appartenevano ad almeno otto diversi telamoni. Questo nucleo omogeneo di blocchi è stato utilizzato per la ricostruzione del Telamone, “fratello” di quello già ricostruito a fine Ottocento. Quest’ultimo è ospitato al Museo archeologico “Pietro Griffo”.