Reti ferroviarie inadeguate e trasporti inesistenti: l'ultimo report Istat sui trasporti in Sicilia è fortemente preoccupante. La Regione indietro su tutti i fronti, rispetto all'Italia e al resto del Sud.
Il rapporto Istat, intitolato “Indagine conoscitiva sull’individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d’insularità e sulle relative misure di contrasto”, fa emergere le gravissime difficoltà di collegamento che interessano le maggiori isole italiane. Prima fra tutte la Sicilia: nell’Isola il 37,5% delle famiglie dichiara di sperimentare gravi disagi relativamente ai mezzi pubblici della propria zona di residenza.
Se si considerano i dati raccolti nel 2022, autobus, filobus e tram in Sicilia sono stati utilizzati almeno una volta da quasi l’11% della popolazione con più di 14 anni in Sicilia. Si tratta di una percentuale davvero bassa rispetto alla media nazionale, che si attesta al 20%. Oltre il 60% dei siciliani, inoltre, si dichiara insoddisfatto per la comodità di attesa delle fermate, della pulizia delle vetture e del costo del biglietto.
Gli utenti siciliani che hanno viaggiato in treno almeno una volta nel corso dell’anno sono soltanto l’11,8%, una fascia di utenza decisamente più bassa di quella registrata a livello nazionale e nelle altre regioni del Sud. A uno scarso utilizzo del servizio è spesso legata l’inadeguatezza della rete ferroviaria. Gli aspetti più problematici, infatti, si registrano nelle frequenza e velocità delle corse. Tuttavia, la maggior parte dei giudizi negativi sono relativi alla possibilità di collegamento con altri comuni.
In breve, la rete ferroviaria in Sicilia sembra essersi fermata a più di 50 anni fa. La Regione Siciliana non sembra curarsene e, così, la popolazione si trova costretta all’isolamento. L’innovazione del Frecciabianca, per esempio, ha fatto un buco nell’acqua: un fallimento che sembra legato a biglietti troppo cari e innumerevoli ritardi. Nessun siciliano optava, infatti, per un treno ad alta velocità, poiché per tutte le tratte si risparmiavano solo pochi minuti.
Facendo una rapida ricerca sul web, volendo organizzare un viaggio da Catania a Trapani, la soluzione più veloce sarebbe un treno di ben 10h e 8minuti in cui bisogna effettuare 4 cambi. Per la tratta Palermo-Catania, sono necessarie 4h e 35minuti con un cambio da effettuare a Messina.
Ancora, la linea diretta Alcamo-Trapani, cosiddetta via Milo, è interrotta da 10 lunghi anni per una banalissima frana, per cui arrivati ad Alcamo si prende la diramazione per Castelvetrano (la linea blu) e si arriva a Trapani facendo il giro da Mazara del Vallo e Marsala, un’odissea per chi ha bambini piccoli, o per persone fragili. Stessa situazione per Palermo-Trapani (107km): il treno più veloce impiega 4h e 10minuti (per la stessa tratta nel 1985 si impiegavano 1h e 55 minuti).
Andare da una città all’altra in Sicilia implica lo spostarsi, in media, a 26 km/h. La velocità è più bassa quasi del 40% rispetto alle altre regioni. A nulla, dunque, servirà il ponte sullo Stretto quando ai siciliani non è permesso spostarsi dalla propria aria di residenza. Siciliani che rimangono, così, isolati sia dal resto d’Italia che nella loro stessa terra.
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