Assegno unico: cosa cambia a partire da gennaio 2024? Sono diverse le informazioni da conoscere in merito alla misura. Di seguito gli aumenti e le novità.
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Assegno unico: la misura promette di partire con una certa spinta già dal primo mese del 2024, specialmente grazie all’aumento dell’importo del sostegno economico. Il disegno di legge 230/2021 stabilisce per l’appunto che gli importi debbano essere adeguati ogni anno al costo della vita. Di seguito, dunque, tutte le novità in merito.
Vista l’impennata dell’inflazione dell’ultimo periodo, con l’arrivo del nuovo anno l’importo dell’assegno unico andrà incontro ad ulteriori aumenti. Al momento, infatti, le cifre degli importi minimi e massimi del sostegno si attestano rispettivamente attorno ai 54€ mensili i primi e a circa 189,20€ i secondi, per ciascun figlio.
Ad inizio 2023, l’aumento dell’assegno unico aveva fatto registrare un +8,1% e, nonostante bisognerà certamente attendere i dati ISTAT per conoscere i dati precisi, si prevede che nel 2024 l’incremento potrebbe essere molto simile al +5,4% stabilito per la perequazione delle pensioni.
Non solo l’aumento del sostegno ma anche una platea di beneficiari più ampia: secondo i calcoli fatti da diversi quotidiani economici, pure la soglia ISEE per la quota base vedrebbe un incremento, passando dagli attuali 16.215€ ai poco più di 17.000€. Ciò significherebbe un aumento da 189,20€ a circa 200€ per ciascun figlio.
I beneficiari della quota minima del sostegno economico otterrebbero, in questo caso, un passaggio dai 54€ attuali ai 57,20€.
Ad essere comprese nel “pacchetto” del sostegno economico saranno anche le maggiorazioni, anch’esse interessate dall’adeguamento dovuto dall’andamento dell’inflazione nel nostro Paese. Nel caso in cui entrambi i genitori abbiano un reddito lavorativo, l’ammontare dell’assegno salirebbe a circa 34,15€ per ogni figlio.
Secondo i dati raccolti da Unicef Office of Research – Innocenti, negli ultimi anni l’Italia ha certamente fatto dei passi avanti in merito alla protezione sociale per coloro che hanno figli – la quale si è accresciuta di poco più di un punto percentuale – ma rimane comunque decisamente inferiore rispetto alla media (del 10,2%) dei 40 Paesi più ricchi al mondo. L’Unicef rimarca però la “generosità” delle prestazioni economiche nei confronti delle famiglie più povere: senza trasferimenti monetari, la povertà minorile in Italia avrebbe facilmente raggiunto il 35,9%.
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