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Giudice Catania, tunisini fuori da centro rimpatrio, Meloni: “Sentenza contro governo”

Giorgia Meloni contro la sentenza del giudice di Catania Iolanda Apostolico, sull'uscita di due tunisini dal centro per il rimpatrio.

È ancora tensione tra governo e magistratura a seguito della decisione del Tribunale di Catania sui migranti di Pozzallo. La giudice Iolanda Apostolico ha, infatti, accolto il ricorso di 3 tunisini, sbarcati a metà settembre a Lampedusa , usciti dal centro per il rimpatrio dove, secondo la sentenza, erano trattenuti illegalmente. “Le misure introdotte dall’esecutivo con il recente decreto sull’immigrazione sono incompatibili con le norme Ue“, questa la motivazione che ha fatto sì che il ricorso venisse accettato. In particolare, si precisa che non si possono trattenere i richiedenti asilo che provengono dai cosiddetti Paesi sicuri in attesa dell’esito della procedura di frontiera accelerata.

“Anche se adesso sono ancora in un hotspot a Pozzallo, sono molto felice perché ho in tasca l’attestato nominativo di richiedente asilo. Ero già venuto una volta in Italia due anni fa, sempre su un barcone, ma quella volta non ero riuscito ad attivare la richiesta di protezione internazionale. Ringrazio Dio e il giudice, posso finalmente far valere le mie richieste, perché ho un problema nel mio Paese, queste le dichiarazioni di M.H., di 31 anni, a seguito del ricorso accolto.

Il giudice, inoltre, non contesta solo la nuova procedura di trattenimento ma anche la cauzione di 5.000 euro da pagare per non andare nel centro.

Ad alimentare le tensioni, le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni su facebook: “Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Cataniascrive la premier—, che con motivazioni incredibili (‘le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività’) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto. Non è la prima volta che accade — continua —  e purtroppo non sarà l’ultima. Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura”.

 

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