Sciopero benzinai gennaio 2023, è stata annunciata un'agitazione del settore per il primo mese dell'anno, in modo da placare l'aumento dei prezzi del carburante e contro il mancato sconto sulle accise.
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Sciopero benzinai gennaio 2023: il prezzo della benzina si è leggermente abbassato rispetto a qualche giorno fa, ma le polemiche sul caro benzina non sono di certo terminate. Infatti, non è più previsto lo sconto sulle accise e verrà instaurato un percorso di maggiore trasparenza e con controlli molto serrati. I gestori delle stazioni di servizio hanno chiesto un’incontro al governo per fare i punto sulle misure, e nel frattempo è stato indetto uno sciopero nazionel dei benzinai per le giornate del 25 e del 26 gennaio.
Questo avverrà per “porre fine a questa ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio“.
Il 2023 si apre con una protesta che riguarda un argomento molto dibattuto negli ultimi mesi. Infatti, si è tanto disicusso, soprattutto negli ultimi giorni sullo sconto sulle accise, e per tale ragione probabilmente non sorprenderà uno sciopero nazionale dei benzinai già nel primo mese dell’anno nuovo.
Lo sciopero benzinai gennaio 2023 è previsto, come anticipato, per le giornate che andranno dal 25 al 26 gennaio. In particolar modo, gli orari della protesta andranno dalle ore 19:00 del 24 gennaio 2023 fino alle 7:00 del 27 gennaio 2023.
Dalla nota delle organizzazioni si legge che: “Il governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. È stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del governo. Si preannuncia un presidio sotto Montecitorio. Vengono beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all’erario oltre 13 miliardi di euro l’anno”.
Per porre fine a quanto accaduto si è deciso di proclamare lo sciopero. “La categoria ha tratto da questa vicenda è quella di un esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l’Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l’Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull’affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria – prosegue il testo della nota -. È un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni di categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori“.
Inoltre, sulla comunicazione alla Commissione di Garanzia dell’Attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali che sottolineano “Azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l’anno di gettito”.
Dal primo di gennaio non è più attivo lo sconto sulle accise che invece era stato in vigore fino allo scorso anno. Le tre associazioni in sciopero, Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa-Confcommercio, rappresentano circa 16mila dei 22mila gestori di punti di rifornimento in tutta Italia. La decisione dell’interruzione allo sconto sulle accise è stata del Governo Meloni, che ha sottolineato come l’abolizione dello sconto sulle accise fosse necessario, dato che le risorse economiche non sono molte.
Ma dopo gli aumenti iniziati il 1° gennaio, è scattata l’allerta a Palazzo Chigi tanto che è stato varato il decreto di trasparenza che obbliga i distributori a esporre il prezzo medio giornaliero punta di fatto tutto sull’effetto dissuasione. Nel frattempo, però il ministro Adolfo Urso giorno 13 siederà al tavolo tecnico per discutere sulla questione anche in presenza delle associazioni per i consumatori.
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