Rincari in tutta Italia, crollano le spese dei cittadini e arrivano nuovi gridi di allarme per evitare le chiusure di panifici e aziende: la situazione in Sicilia e come risparmiare.
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I rincari gravano sempre di più su tutta la popolazione italiana, creando malcontento e disagi. Coldiretti, Filiera Italia e Unaproa rilevano che proprio a causa dell’aumento dei prezzi gli acquisti di frutta e verdura crollano nel 2022 dell’11% rispetto allo scorso anno. Neanche la Sicilia è immune da questi e si prepara al peggio.
“Si attendono tempi difficili per le nostre aziende per le bollette costose che rischiano di vanificare non solo la ripresa post Covid che ha rilanciato i primi mesi dell’anno, ma anche di mettere in discussione la continuità stessa di molte aziende”, sono queste le parole del presidente di Assovini Sicilia, Laurent Bernard de la Gatinais, mentre sottolinea che “l’aumento dei costi dell’energia, del vetro e degli imballaggi, nonché i problemi di disponibilità di molti accessori mettono a rischio la produttività delle cantine siciliane”. Aggiunge poi: “Quello che conta è trovare soluzioni tampone per il breve termine e intraprendere la strada della transizione ecologica per il medio-lungo termine con la massima determinazione”.
In questo caso Assovini Sicilia si fa portavoce delle difficoltà delle aziende associate che vanno incontro ad un aumento significativo dei costi di beni e materiali di consumo come tappi, cartoni da imballaggio, tappi per spumanti, etichette, costi di macchinari, trasporto e logistica.
Ad oggi i fornai hanno chiesto interventi entro 50 giorni, senza di questi saranno costretti alla resa e alla chiusura. “Abbiamo poco tempo per evitare di dover sospendere o addirittura chiudere l’attività”, queste le parole del presidente di Assipan-Confcommercio, Antonio Tassone, parlando a nome delle migliaia di panificatori italiani. Il loro grido d’allarme si affianca alla notizia dei rincari che arrivano a toccare la soglia del +18% per il pane, rilevati da Eurostat ad agosto in Europa e del 13,6% in Italia, dovuti principalmente al caro prezzi energetici.
“Fra tutti con questi rincari alla produzione, l’olio extra vergine al consumo non potrà avere un prezzo inferiore a 8,50 euro”. È Walter Placida, presidente della Federazione nazionale olivicola di Confragricoltura, a lanciare un giro di allarme per un settore in ginocchio perché colpito prima dalla Xylella e poi dalla pandemia, fino ad arrivare alla siccità e all’aumento esponenziale dei costi.
“Vista la situazione – mette in chiaro Placida – è necessario attivare delle strategie precise. La produzione, se nell’ultima fase del ciclo produttivo non si verificheranno importanti avversità meteorologiche o fitopatie, ha avuto una diminuzione media del 30%, che ha raggiunto punte anche 40% rispetto allo scorso anno. In Puglia e Calabria abbiamo registrato cali di produzione, più lievi in Sicilia, mentre in Toscana la situazione è in leggero recupero. Se il maggiore bacino per l’olio, con il 75% circa della produzione, scende, va da sé che calerà il totale complessivo italiano. Senza parlare dei rincari a catena che hanno investito tutto il comparto, oltre all’esponenziale crescita del prezzo del gasolio e dell’energia elettrica, abbiamo registrato forti aumenti, che inevitabilmente si rifletteranno anche sui consumatori, per le materie prime legate al confezionamento”.
Cambiano i tempi e così le abitudini di acquisto e consumo dei cittadini italiani, in questo caso dovute al rincaro eccessivo di moltissimi beni e servizi. Esistono, però, diversi strumenti che potrebbero consentire il contenimento delle spese. Per esempio, sono diversi i bonus messi a disposizione dal governo: sul fronte dei trasporti a settembre è stato lanciato il bonus di 60 euro che può essere utilizzato per abbonamenti annuali, mensili o relativi a più mensilità a mezzi pubblici, treni regionali e interregionale e treni ad alta velocità. Per potervi accedere, il requisito principale è quello di aver conseguito un reddito complessivo non superiore a 35 mila euro nel 2021.
Attualmente il governo ha stanziato anche un bonus per le bollette di luce e gas, confermato nel decreto Aiuti ter. Con questa misura è stato innalzato da 12 a 15 mila euro il tetto Isee per poter beneficiare dello sconto, avendo modo di coinvolgere circa altre 600 mila famiglie, oltre a quelle che hanno già beneficiato del bonus nei mesi scorsi.
Un altro importante bonus è quello che va in aiuto alle famiglie con figli attraverso l’erogazione dell’assegno unico, che dal primo gennaio del 2023 sarà indicizzato al caro vita, come previsto dalla legge che lo ha introdotto. Con la rivalutazione il valore dell’assegno mensile potrebbe passare dagli attuali 175 euro a 190 euro per chi ha un Isee fino a 15 mila euro. Oltre a questo, per le famiglie con figli piccoli esiste anche il bonus asilo nido, che non è inglobato nell’assegno unico e universale. Le famiglie con figli a carico inoltre possono detrarre le spese sostenute per l’istruzione, per le attività sportive praticate dai ragazzi fra i 5 e i 18 anni e quelle mediche.
Sempre per le famiglie con figli, un’altra misura erogata per aiutare riguarda i libri scolastici e la cancelleria: acquistare testi di seconda mano consente di risparmiare sino al 50%. In più, da quest’anno, sarà presente anche il cosiddetto Buy now Pay later, disponibile per l’acquisto dei libri e consente di rateizzare la spesa a tasso zero.
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