L'ultima indagine eseguita da Eurostat ha rilevato che l'età media dei giovani italiani, quando vanno via da casa dei propri genitori è scesa. Rispetto agli altri paesi europei, il nostro è ancora indietro. Ma, questi piccoli passi fanno sperare in un futuro migliore.
Una recente indagine Eurostat ha rilevato che i giovani italiani, in media, sono andati via da casa nel 2021 a 29,9 anni. Si tratta di un dato rilevante poiché nell’ultimo anno l’età media è scesa, prima era 30 anni. Sono dei piccoli passi che fanno ben sperare in un futuro migliore.
Nonostante in Italia si stanno facendo dei progressi, il nostro paese resta ancora indietro rispetto al resto dell’Europa. Infatti, ad esempio, in Svezia e in Finlandia si va a vivere fuori casa tra i 19 e i 21 anni. I giovani italiani, infatti, rimangono fuori dalla media europea che è di 26,5 anni e prima del covid era 26,2 anni.
Alcuni paesi europei si piazzano dopo l’italia. Infatti, ad esempio in Grecia, Gran Bretagna, Slovacchia e Croazia la media è ancora più alta di quella italiana e i giovani decidono di andare a vivere lontani dalla propria famiglia dopo i 30 anni di età.
Negli anni, finora, la situazione italiana è sempre peggiorata: se nel 1983 i 18 – 34enni che vivevano ancora in famiglia erano il 49%, nel 2000 sono arrivati a essere il 60,2%, per attestarsi al 58,6% del 2009. Secondo i dati dell’ultimo rapporto Istat, oggi i ragazzi che vivono in casa con i genitori sono 7 milioni, pari al 67,6% del totale. Negli ultimi cinquant’anni, la quota di giovani ancora in famiglia è passata dalla metà ai due terzi.
Sicuramente la situazione lavorativa non favorisce l’autonomia: fra i giovani fino a 34 anni, ben 4 su 10 sono lavoratori non-standard (2 su 10 tra i 35 – 49enni e poco più di 1 su 10 tra gli over 50). Secondo l’Istat, “nella maggior parte dei casi si tratta di giovani che vivono ancora nella famiglia di origine, presumibilmente anche per la difficoltà economica di iniziare una vita autonoma”.
Inoltre, in Italia, persiste ancora il fenomeno dei Neet, cioè i giovani che non studiano e non lavorano. È una condizione in cui nel 2020, secondo i più recenti dati Istat, si trovano circa 2 milioni e 100 mila persone tra i 15 e i 29 anni, di cui solo circa un terzo sta cercando attivamente lavoro. Nel nostro Paese il fenomeno mantiene livelli record anche oltre i 30 anni.
L’ultimo dato Eurostat, riferito al 2020, colloca l’Italia nella posizione peggiore in Europa, con una incidenza di giovani che non studiano e non lavorano tra i 20 e i 34 anni, superiore di circa il 12% rispetto alla media europea (29,4% contro 17,6%).
Inoltre, Eurostat ha evidenziato che, nei luoghi in cui i giovani vanno a vivere da soli oltre i 29 anni la partecipazione al mercato del lavoro non supera il 50%. In Svezia, ad esempio, dove i giovani vanno a vivere fuori casa tra i 19 e i 21 anni, il tasso di occupazione giovanile sfiora il 70%, e in Finlandia e in Danimarca il 60%.
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