Catania, come conferma il recente rapporto Euromobility, è tra le città meno sostenibili d'Italia. Qual è il problema più grave della provincia etnea? Cosa potrebbe aiutarla a migliorare? Ne parla ai microfoni di LiveUnict l'associazione Legambiente.
Tra l’inquinamento, i rifiuti non differenziati, la perdita del finanziamento per la pista ciclabile e l’insicurezza stradale, Catania è tra le città meno “green” d’Italia.
Fino a poche settimana fa, la città era sommersa dai rifiuti; la qualità dell’aria, nonostante la presenza della ventilazione marina, è scarsa e inoltre, per quanto riguarda le strategie di mobilità sostenibile, sono stati fatti alcuni tentativi, ma senza grandi risultati: ne parla l’associazione Legambiente Catania ai nostri microfoni.
I problemi di Catania riguardanti l’ecosostenibilità sono molti: “È grave il problema creato da una viabilità disastrosa – afferma Legambiente Catania ai microfoni di LiveUnict –. Inquinamento acustico, atmosferico e insicurezza stradale creano problemi alla salute umana e diseconomia per la città”.
Tra i problemi più grandi si trova l’indifferenziazione dei rifiuti, fattore gravissimo per una grande città come Catania: secondo Legambiente, la causa di tutto ciò sarebbe “l’incapacità politica che non realizza l’economia circolare voluta dall’Europa e raggiunta praticamente da tutte le città di medie ma anche di grandi dimensioni. Per non parlare del dramma della mancata depurazione delle acque che crea un grave inquinamento dei nostri mari”.
Tra questi problemi non si può dire quale sia il più grave, la certezza, però, è che “sarebbero tutti facilmente superabili se solo la politica si impegnasse un minimo in questa direzione”, come afferma l’associazione intervistata.
Durante il periodo di lockdown in tutta Italia, nonostante la drammaticità del momento, molte città hanno approfittato dell’assenza di persone per la strada per migliorarsi. Si è lavorato, in particolare, sulla propria mobilità ecosostenibile, per esempio costruendo in poco tempo reti ciclabili.
“Catania ha fatto eccezione – commenta però a tal proposito Legambiente –, come sempre accade quando si parla di buone pratiche che hanno a che fare con l’ambiente“.
Catania, inoltre, sempre riguardo alla mobilità sostenibile, recentemente ha perso il finanziamento per la pista ciclabile lunga 21km di cui si parlava da inizio anno: “La perdita dei fondi è un fatto grave in generale perché significa sprecare risorse messe a disposizione della città. Se la città è in crisi economica come la nostra – dice Legambiente – il danno che si cagiona è evidente.
Se poi i fondi sono finalizzati al miglioramento della mobilità, viste le disastrose condizioni in cui attualmente versa, è chiaro che perderli è un atto di grave irresponsabilità politica“.
Inoltre, pensando all’aumento dei costi dell’energia, del gas e del petrolio, non si può non fare riferimento ai mezzi pubblici: “I cittadini hanno bisogno di spostarsi per andare a lavoro, per raggiungere luoghi di svago o la scuola dei figli. Se i mezzi pubblici non funzionano perché rimangono bloccati nel traffico o perché non sono ben organizzati, però, non offrono una valida alternativa all’uso del mezzo privato– afferma Legambiente-. Le famiglie, dunque, si stringeranno la cinghia e non potranno far altro finché la politica non decida di impegnarsi con serietà e competenza nell’applicazione di strategie di mobilità sostenibile”.
Nonostante la perdita di questi fondi, comunque, Catania sta pian piano mettendo a disposizione una serie di mezzi rivolti al miglioramento della mobilità sostenibile in città: da poco, infatti, sono stati introdotti i servizi di sharing di biciclette e monopattini. Tuttavia, utilizzare questi mezzi per le strade della provincia etnea, pensando alle abitudini dei catanesi, non è molto sicuro.
“Le politiche di mobilità sostenibile devono essere applicate con serietà: creare reti ciclabili, corsie protette nelle quali con le bici o con i monopattini i cittadini possano circolare in sicurezza, disincentivare l’ingresso delle auto in città ed investire nel trasporto pubblico sono solo alcuni dei presupposti per poter dire che si stia lavorando sulla mobilità di una città. Buttare a casaccio uno sharing di bici o monopattini senza creare le infrastrutture di base– conclude Legambiente– significa fare rischiare la vita ai cittadini che si avventurano nel traffico di Catania“.
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