Circa un milione di persone in Italia convive con questa disfluenza nel "comunicare". Tale giornata nasce per sensibilizzare sulla balbuzie senza vergogna e timore di pronunciare una parole con più fatica. In occasione di tale giornata, la redazione di LiveUnict ne ha parlato con un'esperta del settore.
Il 22 ottobre si celebra la Giornata mondiale della balbuzie. Questa sottolinea l’importanza della conoscenza di tale disturbo che, ad oggi, colpisce circa 1 milione di persone in Italia, dove 1 su 4 è un bambino. La balbuzie è un disturbo del linguaggio che consiste nella fluenza interrotta di un dialogo e da involontarie ripetizioni e prolungamenti di suoni, sillabe, parole o frasi, con frequenti pause o blocchi in cui la persona che balbetta non è in grado di esprimere verbalmente. Questo disturbo colpisce indistintamente a seconda del sesso o dell’età e che, nella maggior parte delle volte, esordisce nel periodo dell’infanzia.
In occasione di tale giornata mondiale, la redazione di LiveUnict ha intervista la Dottoressa Elisa Platania, Logopedista che opera anche nel campo delle balbuzie e dunque nel campo del disturbo fonetico fonologico.
“La balbuzie, chiamata anche disfluenza verbale – esordisce la Dott.ssa Platania – è un’alterazione del normale fluire dell’eloquio ed è caratterizzato da blocchi del linguaggio, tensioni, oppure da prolungamenti o rallentamenti dell’eloquio, ripetizioni di sillabe o di parole”.
“Diversi studi hanno diverse controversie sulle cause che portano alle balbuzie – continua -. Potremmo parlare di balbuzie che si sviluppano in età evolutiva, e dunque nei bambini: lì la causa può essere ereditaria, infatti diversi studi evidenziano che c’è anche una famigliarità di tale disturbo. Dunque, quando arriva il paziente, nel momento dell’anamnesi, si chiede se ci sono dei casi di balbuzie in famiglia”.
“La balbuzie acquisite, invece, si manifestano in età adulta e può essere secondaria a diversi traumi, per esempio post ictus, o ad un evento specifico” – continua.
“La balbuzia si manifesta in maggioranza tra i 2 e i 6 anni – aggiunge la Dottoressa -. Fino si 36 mesi, dunque fino ai 3 anni è considerata “accettabile”, poiché è contemporanea allo sviluppo del linguaggio, quindi magari il bambino sviluppa il linguaggio ed ha delle piccole balbuzie dunque alterazione del normale fluire dell’eloquio. Al contrario invece, dai tre anni in poi se nel bambino persiste questa disfluenza, allora si va a valutare”.
Spesso si pensa che una diagnosi di balbuzie possa essere ricondotto a dei traumi che si hanno in età evolutiva o quando si è ancora nel grembo della madre. A tal proposito l’esperta specifica che è assolutamente vero che può dipendere da ciò.
“La balbuzie è un’alterazione dell’eloquio che non per forza si deve manifestare da bambini ma si può manifestare anche negli adolescenti o negli adulti e può essere secondaria a determinati tipi di eventi – spiega la Dottoressa Platania -. Dunque, la balbuzie può insorgere dopo un trauma o un evento psicologico particolarmente rilevante come ad esempio, come un periodo di stress, dopo un trauma o dopo un ictus”.
“Senza’altro iniziare un percorso in età precoce può dare risultati migliori piuttosto che attendere e trascurare la patologia – spiega la Platania -. Infatti, il trattamento permette di sviluppare quelle strategie per poterla migliorare. La balbuzie infatti è un disturbo che non scompare, non si può guarire mai al 100% ma lo si può controllare con le giuste tecniche di auto-controllo nelle situazione di particolare stress dove si tende ad accentuare la patologia. Se si inizia un trattamento da età evolutiva, si impara, infatti, a gestire il disturbo diversamente piuttosto che in età adulta”.
In età adolescenziale, tale disturbo, a volte, è fonte di vergogna per molti ragazzi. Infatti, molti di essi sono vittime di bullismo a causa della balbuzie. Dunque, seguire un doppio percorso terapista-logopedista potrebbe migliorare la qualità di vita del ragazzo. A tal proposito l’esperta è assolutamente d’accordo all’intrapresa del doppio percorso per l’adolescente per evitare che quest’ultimi cada in forma di depressioni e ansia sociale.
“Se il ragazzo si presenta in questa fascia di età, oltre ad avere già i normali problemi che si presentano in fase adolescenziale, avrà anche dei problemi sociali e potrà andare incontro a forme di bullismo più o meno gravi – dichiara la Dottoressa – e tenderà ad evitare determinati contesti. Dunque, si andranno a sviluppare diversi problemi come ansia, fobia sociale e alcune volte anche forme di depressione. Infatti, con questi ragazzi che soffrono di balbuzie si lavora sulla motivazione, sul migliorare la propria autostima e gestire le proprie emozioni”.
L’obiettivo della Giornata Mondiale è quello di sensibilizzare la società verso questo aspetto della vita di molti italiani. Ognuno di noi può aiutare una persona balbuziente attraverso piccoli ma importanti gesti.
Alcuni suggerimenti ce li danno gli esperti, come ad esempio: non completate le frasi o le parole che non riesce a dire, cercate di non dare peso alla situazione, se lo state guardando negli occhi, continuate a guardarlo negli occhi, se si tratta di un bambino, non fategli i complimenti quando riesce a dire una parola senza inciampare, otterrete l’effetto opposto perché gli ricorderete così che di solito balbetta.
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