Il quartiere di San Berillo, a Catania, è un luogo tanto complesso quanto affascinante. Per questo motivo, è nata una rete per promuovere il benessere sociale e la rigenerazione urbana della zona.
Sabato 16 ottobre, a Catania, si è tenuto il primo incontro della nuova “Rete di quartiere” di San Berillo. In via Carro, diverse associazioni hanno presentato un programma d’azione per una presenza più efficace all’interno di uno dei quartieri più complessi e affascinanti della città.
Proprio nei mesi scorsi, la stessa via è stata interessata da un progetto, che ha coinvolto gli abitanti del quartiere, per la riqualificazione dell’area: un canestro da basket, panchine e fiori hanno restituito alla strada il suo ruolo di luogo di incontro e di condivisione.
A differenza di altri quartieri della città, San Berillo vive una molteplicità di condizioni che – come specificato anche nel manifesto della Rete – si manifestano su più livelli: a partire dalla collocazione geografica, che fa del quartiere un luogo di rifugio e di passaggio per coloro i quali vivono una condizione di marginalità, fino ad arrivare all’inefficienza della politica e delle istituzioni che, negli anni, ha contribuito solo a creare insicurezza ed esclusione tra gli abitanti del quartiere.
“La questione San Berillo – sottolineano le associazioni – continua ad essere trattata come un problema di natura puramente urbanistica/strutturale e poca attenzione se non nulla viene data agli aspetti sociali e alla cura dei bisogni espressi e inespressi dai suoi propri abitanti. Il quartiere vive un’alta conflittualità tra i suoi abitanti, dovuta ad una estrema fragilità socio-economica, acuita con la crisi economica durante la pandemia Covid-19. Siamo di fronte ad una varietà di popolazioni da caratteristiche socio-culturali assai differenti dove il processo di ghettizzazione e autoghettizzazione si produce costantemente, tuttavia tale eterogeneità complessifica da un lato l’intervento operativo della rete ma allo stesso tempo rappresenta una risorsa sulla quale lavorare e valorizzare”.
L’idea di una Rete si sviluppa allora con l’obiettivo di agire attivamente in questo contesto, valorizzandone le risorse umane e materiali per promuovere il benessere sociale e la rigenerazione urbana di un quartiere unico nel suo genere. La speranza è, soprattutto, che il quartiere trovi il modo di dialogare con il resto della città e viceversa. “L’unione fa la forza” è lo slogan che si ripete più volte nel corso dell’incontro di presentazione del progetto. Ogni gruppo appartenente alla rete lavorerà “per condividere e valorizzare i vantaggi dell’azione comune, valorizzare le risorse umane e materiali, intrecciare e amplificare le competenze”.
Oltre a Trame di Quartiere, attiva da anni a San Berillo e che si è fatta promotrice della Rete, le associazioni che, fino ad ora, hanno aderito sono: LHIVE Diritti e Prevenzione, CIVICO 0 Catania, SUNIA, Amnesty International gruppo 303, Diaconia Valdese, Croce Rossa Catania, Associazione Penelope, Gambia for changes. Ognuna con un’identità specifica e un progetto che, a partire dai bisogni del quartiere, si propone di agire efficacemente e in equilibrio con le realtà preesistenti. Se è vero che ciascun gruppo agisce relativamente a problematiche differenti, è vero anche, e soprattutto, che solo insieme si è in grado di “produrre esiti che non potrebbero essere realizzati attraverso l’azione disgiunta”.
Gli ambiti di intervento della rete saranno principalmente quattro: precarietà lavorativa e abitativa e degrado strutturale; povertà economica e socio-educativa; migrazione e discriminazione; risorse e potenzialità latenti degli abitanti del quartiere.
Le azioni previste sono le seguenti: calendarizzazione di servizi e sportelli, attività e iniziative già esistenti e da attivare prossimamente sulla base degli impegni dati dalle organizzazioni della rete; la mappatura dei servizi di Catania permetterà la creazione di un sistema di referaggio e orientamento ai servizi di cui Palazzo De Gaetani, sede di Trame di quartiere, rappresenta un antenna territoriale; azioni di cui la rete si fa promotrice e sostiene attivamente la causa; promozione e realizzazione di eventi, laboratori, iniziative di approfondimento tematico; organizzazione di iniziative di promozione territoriale per attirare l’attenzione e ingaggiare un pubblico potenziale, volte all’ascolto e alla mappatura dei bisogni.
Alcuni servizi sono già attivi e si tratta principalmente di sportelli di consulenza. Esiste, ad esempio, uno Sportello Lavoro (attivo il mercoledì dalle 15:20 alle 18:30), con attività di orientamento e assistenza, gestito dall’associazione Diaconia Valdese. Il giovedì, dalle ore 10:00 alle 12:00, inoltre, è attivo al S.U.N.I.A. uno Sportello Casa per consulenza su contratti di locazione o informazione e assistenza su alloggi e diritti degli inquilini.
L’Associazione Penelope offre due servizi (venerdì dalle 15:00 alle 19:00) per informazioni su servizi e prestazioni sociali, educative e culturali e uno Sportello Anti-tratta contro lo sfruttamento sessuale e lavorativo, con colloqui di orientamento e sostegno legale. Ancora, l’associazione LHIVE Diritti e Prevenzione, ogni primo mercoledì del mese dalle ore 15.30 alle ore 18.30, mette a disposizione consulenze mediche, psicologiche, test diagnostici per HIV e HCV e test di gravidanza. A questo, si aggiunge uno Sportello di ascolto (giovedì dalle 11:00 alle 13:00) per informazioni su malattie sessualmente trasmissibili, alcol e droghe e servizi socio-sanitari presenti sul territorio.
I nuovi servizi della rete, secondo il Manifesto, verranno programmati e fissati in un calendario con tutte le informazioni necessarie e con le date in cui dovranno susseguirsi e distribuirsi le attività.
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