"La principale meraviglia di questa città è che esista ancora”. Così scriveva una guida turistica americana, la Fodors Modern Guide, illustrando Catania in un’edizione del 1954 uscita a New York. Ripercorriamo la storia della città distrutta e ricostruita per ben 9 volte.
Una guida turistica americana, la Fodors Modern Guide, illustrando Catania in un’edizione del 1954 uscita a New York, ha scritto che “la principale meraviglia di questa città è che esista ancora”.
La frase scritta sulla guida turistica statunitense è storicamente vera: Catania, infatti, è stata ricostruita ben 9 volte e sempre nello stesso posto di prima. Fondata nel 729 a. C. dai Calcidesi della vicina Naxos, la città ha una storia millenaria, caratterizzata dal passaggio di svariate popolazioni, che hanno arricchito il luogo contribuendo alla nascita del suo patrimonio artistico, architettonico e culturale.
Questa città fu distrutta per la prima volta nel 476 a. C. da Gerone, il tiranno di Siracusa, che dopo aver confinato i suoi abitanti a Lentini, chiamò la città “Etna”. I Calcidesi, comunque, reagirono immediatamente: nel 461 a.C. riconquistarono il luogo e la battezzarono nuovamente “Catania”, nome che, secondo Plutarco, significherebbe “grattugia“, che indicherebbe la il terreno di natura lavica su cui sorge la città.
Nel 121 a. C. Catania fu distrutta una seconda volta, ma in questo caso da un’eruzione dell’Etna e la terza volta da un terremoto nel 1169. La quarta volta, invece, fu distrutta dall’imperatore Enrico VI di Svevia nel 1194 e la quinta nel 1232 da Federico II di Svevia. In seguito, nel 1669 fu distrutta da un’eruzione etnea, e sia nel 1693 che nel 1818 furono dei terremoti a raderla al suolo.
Infine, la nona ed ultima volta fu distrutta nel 1940-1943, durante la seconda guerra mondiale, quando fu la seconda città più bombardata del sud, dopo Napoli.
La fenice è un uccello leggendario presente in molti miti. Il suo aspetto ricorda quello di una grossa aquila, ma con un piumaggio multicolore: rosso, azzurro, oro e porpora. La sua coda ha penne rosee, le sue ali sono in parte d’oro e in parte di porpora, ha un lungo becco affusolato e delle zampe lunghe.
La sua caratteristica principale, comunque, è quella di poter rinascere dalle proprie ceneri: essa rappresenta, dunque, la risurrezione dopo la morte, ma anche la capacità di saper reagire e di riuscire a rialzarsi ancora più forti di prima dopo qualsiasi avversità.
Oggi è possibile ammirare una rappresentazione di questo uccello mitologico in uno dei monumenti catanesi più importanti: la settecentesca Porta Ferdinandea, conosciuta anche con il nome di Porta Garibaldi.
Questa “Porta” altro non è che un arco trionfale, costruito nel 1768 per commemorare le nozze di Ferdinando IV e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena. Questo monumento si trova nel quartiere del “Fortino”, chiamato così in ricordo di un fortino costruito dopo l’eruzione lavica del 1669 che annullò le difese medievali della città.
Di quest’opera di fortificazione avanzata, però, oggi è possibile ammirare solo una porta. Appoggiata sullo storico arco, è raffigurata proprio una fenice, accompagnata dalla scritta in latino “Melior de cinere surgo”, che significa “risorgo sempre più bella dalle mie stesse ceneri”: la metafora perfetta per una città come Catania.
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