La cucina siciliana è rinomata in tutto il mondo ed è forse la cucina regionale in Italia più legata alla storia e alla cultura del territorio. I piatti tipici, infatti, sono ricchi dei sapori del Mediterraneo: alcuni ricordano la cucina greca, altri quella araba e nord-africana.
A parte l’originalità delle ricette, il successo della gastronomia siciliana è sicuramente dovuto anche alla qualità e alla varietà dei prodotti locali, come per esempio il pistacchio di Bronte, le arance, il cioccolato di Modica, la frutta secca, i capperi, la ricotta, il pesce e tanti altri.
Quest’arte ha una storia millenaria: infatti, pochi sapranno che il primo libro di cucina è stato scritto nel V secolo a. C. ed ha la firma del siciliano Miteco Siculo.
Miteco Siculo: la sua storia
Miteco Siculo è stato un cuoco e scrittore siceliota (abitante delle poleis greche in Sicilia), che visse a Siracusa nel V secolo a. C., quindi ancora prima della dominazione romana nell’isola.
Egli inventò piatti e ricette raffinatissimi, tanto da essere stato menzionato dal filosofo Platone che ne elogiava le abilità. Inoltre, la sua fama venne paragonata persino a quella di Fidia, il noto e abilissimo scultore.
Scrittore di gastronomia, scrisse una raccolta di ricette chiamata “Manuale di cucina”.
Il filosofo Massimo Tirio disse di lui: “Andò già a Sparta un sofista siracusano, il quale non poteva vantare l’eleganza del dire di Prodico, né l’eloquenza vana di Uppio né la retorica di Gorgia […] Al contrario, tutta l’arte di questo sofista stava nell’insegnare ciò che i bisogni quotidiani avessero di più voluttuoso: infatti egli era in grado di preparare con tale squisitezza le vivande che confezionava per i conviti, per mezzo di adeguati condimenti ed in grande varietà, sapendo da essi trarre quel massimo del gusto che normalmente mai avrebbero potuto dare”.
Da lui, inoltre, andavano ad apprendere l’arte culinaria cuochi provenienti da ogni parte, persino dalla Grecia continentale.
Archestrato di Gela e la critica culinaria
Miteco Siculo non è l’unico Alessandro Borghese dell’epoca: anche Archestrato di Gela, vissuto nella seconda metà del IV secolo a. C., ebbe un ruolo importante nella storia della cucina siciliana.
Archestrato, infatti, fu il padre della critica dell’arte culinaria e aprì la strada ai primi critici gastronomici.
Abile cuoco, scrisse un poema, “Hedypatheia”, in cui racconta dei viaggi da lui compiuti alla ricerca dei cibi migliori e dei vini più pregiati, soffermandosi soprattutto sulle qualità migliori di pesce.
Era talmente innamorato della cucina che, secondo lui, l’uomo saggio che voleva rientrare nelle grazie degli dei doveva procurarsi cibo ad ogni costo, anche ricorrendo al furto e rischiando la morte.
Labdaco di Siracusa: il creatore della prima scuola di cucina al mondo
Tra i seguaci della filosofia culinaria di Archestrato di Gela, troviamo Labdaco di Siracusa.
Egli fu un cuoco e accademico siceliota, ma anche critico culinario e, cosa più importante, creatore della prima scuola di cucina occidentale. Grazie al suo talento, divenne un punto di riferimento dell’epoca: fu seguito, infatti, da Terpsione, un siracusano come lui che fondò un’accademia culinaria.
In questa accademia si studiava innanzitutto come cucinare e accostare bene gli alimenti tra loro, ma anche come apparecchiare le mense e come servire ai tavoli. Insomma, in Sicilia la passione per la cucina esiste da sempre, portando, talvolta, le varie province a discutere su quali specialità siano le migliori, ma una cosa è certa: chiunque visiti l’isola ritornerà a casa più “in forma”.