L'Italia ha una percentuale bassa di giovani laureati, circa il 29% contro una media europea del 40,5%. Le donne laureate sono di più, circa il 35% rispetto al 23% degli uomini
L’Italia si trova in penultima posizione per numero di giovani laureati: si sfiora il 29% contro una media europea del 40,5%, peggio di noi c’è solo la Romania.
Il Belpaese non riesce a reggere il confronto con tutti gli altri paesi europei: la Francia sfiora il 50%, l’Austria ha raddoppiato il numero di giovani laureati arrivando al 40,9%. L’Italia, invece, è passata dal 21,15 al 28,9%.
L’Italia in questa classifica rimane indietro, soprattutto perché c’è una scarsità di investimenti nel settore dell’istruzione. Il nostro paese spende meno dell’1% del Pil, mentre altri paesi come la Germania spende l’1,2%, la Francia spende l’1,5% e l’Austria addirittura l’1,17%.
Il PNRR del governo Draghi prevede delle misure di rilancio a favore del diritto di studio (borse e alloggi) e volte a potenziare il sistema degli its. Sono previsti 500 milioni di euro per le borse di studio, un miliardo in alloggi e più di un miliardo e mezzo per raddoppiare il numero di diplomati its.
Queste misure però non sono sufficienti, dato che le tasse universitarie sono fra le più alte in Europa. I soldi stanziati non bastano nemmeno per coloro che per reddito dovrebbero avere una borsa di studio, ma non la ottengono per mancanza di fondi.
Secondo la ministra dell’Università Cristina Messa è necessario ampliare il numero di studenti e le varie offerte formative degli atenei. Aiutando le famiglie in difficoltà, un’altra azione fondamentale è quella di legare l’aspetto formativo con il mondo del lavoro.
Le donne tendenzialmente hanno più possibilità di laurearsi rispetto agli uomini, questo avviene in tutta Europa. In Italia questo svantaggio è particolarmente marcato, solo il 22,9 % degli uomini si laurea contro il 35% delle donne.
La maggior parte dei laureati viene dai licei (circa il 75% secondo AlmaLaurea), i maschi rappresentano solo il 40% degli iscritti ai licei. Mentre sono il 70% degli iscritti agli istituti tecnici che sfornano appena il 20% dei laureati.
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