La riunione, tenutasi ieri, ha portato la Commissione tecnico scientifica dell’AIFA a dare il via libera al mix di vaccini. Sostanzialmente, i soggetti al di sotto dei 60 anni che hanno ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria (AstraZeneca) potranno ricevere la seconda dose con un altro vaccino, Pfizer o Moderna.
Secondo gli studi clinici dell’AIFA, le reazioni sono lievi e/o moderate: “Il mix vaccinale (prima dose con Vaxzevria e seconda dose con Comirnaty) ha presentato un profilo di reattogenicità che, seppure caratterizzato da una maggiore frequenza in termini di effetti collaterali locali e sistemici di grado lieve/moderato, è apparso nel complesso accettabile e gestibile“.
La commissione ritiene che “i dati disponibili possano supportare l’utilizzo del vaccino Comirnaty e, per analogia, del vaccino Moderna, come seconda dose per completare un ciclo vaccinale misto, nei soggetti di età inferiore ai 60 anni che abbiano già effettuato una prima dose di vaccino Vaxzevria. La seconda somministrazione con vaccino a mRNA possa avvenire a distanza di 8-12 settimane dalla somministrazione di Vaxzevria“.
Nonostante l’approvazione della vaccinazione mista da parte dell’AIFA, le Regioni ancora non presentano una linea comune e vanno in ordine sparso: alcune Regioni si adeguano alle indicazioni, altre continuano a negare il mix di vaccini; altre ancora sospendono i richiami con i farmaci a mRna al posto di AstraZeneca finché non avrà garanzie su ulteriori forniture; e chi lascia la possibilità di scegliere se avere o meno la seconda dose con il farmaco anglo-svedese anche se si hanno meno di 60 anni.
A tal proposito, il ministro della salute Roberto Speranza si è così espresso: “Le nostre indicazioni sono perentorie e devono essere seguite. Non è un dibattito politico, non è un presidente del consiglio, un ministro o un presidente di regione che decide: la comunità scientifica internazionale ha dato indicazioni su AstraZeneca che sono cambiate sulla base delle evidenze scientifiche e noi dobbiamo seguirle“.