Non è durata molto la tregua dell’Etna. Nel pomeriggio di oggi il vulcano è tornato in attività, con due comunicati dell’INGV che si sono susseguiti a distanza di circa un’ora dall’altro, testimoniando il crescente fermento sui crateri sommitali. Fenomeni attesi, tuttavia, e in linea con quanto avvenuto negli scorsi giorni.
I primi segnali si sono avuti poco dopo le cinque del pomeriggio (ora locale), quando è cominciata una debole attività stromboliana al Cratere di SE con debole emissione di cenere. L’ampiezza media del tremore vulcanico è continuata, quindi, in graduale incremento pur mantenendosi nel livello medio. Le sorgenti del tremore risultano localizzate al di sotto del Cratere di Sud Est, intorno ai 2700 m sopra il livello del mare.
Circa un’ora dopo, intorno alle 18, è stato registrato un incremento in intensità e frequenza dell’attività stromboliana al Cratere di Sud Est. L’attività ha interessato due bocche poste nella parte più orientale del Cratere di Sud Est, con una debole emissione di cenere.
Prosegue, inoltre, la fase di incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico, che mostra valori medio-alti. Le sorgenti risultano localizzate al di sotto del Cratere di Sud Est ad una profondità di circa 2500 m sopra il livello del mare. Anche l’attività infrasonica è in aumento, e le sorgenti degli eventi sono localizzate in corrispondenza del Cratere di Sud Est.
A partire dal 16 febbraio, l’Etna è stata interessata da una continua attività vulcanica, che, come scrive l’INGV nel suo ultimo bollettino del 21 febbraio, potrebbe continuare nei prossimi giorni. È attesa, infatti, una “attività vulcanica caratterizzata da degassamento e continua attività esplosiva dai crateri sommitali con eventuale formazione di nubi di cenere ed effusione lavica”. Inoltre, continuano gli esperti dell’INGV, “non è possibile escludere un’evoluzione dei fenomeni verso un’attività più energetica”.