No alla Carta di Catania: è quanto deciso negli scorsi giorni dalla quinta Commissione Cultura dell'assemblea Regionale Siciliana.
Lo scorso 10 febbraio la quinta Commissione Cultura dell’Assemblea Regionale Siciliana ha bocciato la Carta di Catania e, con essa, la possibilità che il patrimonio artistico ancora nascosto in numerosi depositi delle soprintendenze, dei musei, delle gallerie, delle biblioteche e dei parchi archeologici siciliani possa essere concesso ai privati.
La una misura era stata voluta e richiesta dall’assessorato regionale alla Cultura siciliano per consentire l’esposizione e la fruizione pubblica e privata di numerosi beni tra cui reperti archeologici, documenti, sculture e dipinti dell’antichità.
Il decreto 74, pubblicato in data 30 novembre 2020, era stato già oggetto di numerose critiche. Secondo quanto riportato da Huffpost, decisione ha tenuto conto delle motivazioni presentate da parte di diverse associazioni, il cui obiettivo è quello della salvaguardia del patrimonio culturale della Sicilia ed è stata assunta, in data 10 febbraio, dalla quinta Commissione Cultura dell’assemblea regionale siciliana.
Tra le motivazioni, spicca il fatto che la Carta sembra scontrarsi con i dettami del Codice dei Beni culturali in tema di valorizzazione del patrimonio. Prima di qualunque passo occorrerebbe, innanzitutto, predisporre un inventario delle opere in modo da catalogarle e poterne operare una tutela e una programmazione idonee.
Inoltre la Carta relegherebbe una funzione improduttiva al ruolo dei depositi e utilizzerebbe un linguaggio improprio per indicare opere di un patrimonio culturale importante non solo per la Sicilia, ma per la storia e per la crescita dell’intero paese.
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