Sicilia verso la zona gialla: sembra ormai certo, nonostante si attenda il monitoraggio dell'ISS che avrà l'ultima parola. Positivo Musumeci, Razza invita alla prudenza.

La Sicilia ha registrato ieri 760 i nuovi positivi al Coronavirus su 21.602 tamponi processati. L’incidenza– poco più del 3,5% – sembra in leggera risalita rispetto agli ultimi giorni. Tuttavia, i dati sono buoni e la regione si piazza all’ottavo posto, in Italia, per numero di contagi, scendendo ancora di una posizione. Il totale degli attuali positivi è 36.655, con una diminuzione di circa mille unità ogni giorno.
Scende anche la pressione sugli ospedali, con una diminuzione costante dei ricoveri che adesso sono 1.236 con 165 persone in terapia intensiva. Dopo alcune settimane di contagi alle stelle, anche nel Catanese, la situazione è in netto miglioramento, sebbene in alcuni Comuni i contagi rimangano elevati.
Questi numeri dovrebbero permettere alla Sicilia di passare, senza troppi problemi, alla fascia di colore giallo. Il presidente Musumeci si rivela, infatti, fiducioso e chiede una riapertura già per il fine settimana. L’obiettivo sarebbe quello di sfruttare la ricorrenza di San Valentino per permettere all’economia del territorio di risollevarsi. Si pensa, infatti, all’apertura fino alle 22 di ristoranti ed esercizi che somministrano cibo.
L’ingresso della Sicilia nella zona gialla permetterebbe all’Isola di prendere una grossa boccata d’aria su più fronti. I cittadini potranno, infatti, circolare liberamente all’interno della propria Regione e alcune attività potrebbero finalmente riaprire i battenti. Il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità atteso per la giornata di oggi, tuttavia, avrà l’ultima parola.
Naturalmente, il ritorno in gialla non equivarrebbe a un liberi tutti. L’assessore alla Salute Ruggero Razza ci tiene a precisare che quelli delle ultime settimane “sono miglioramenti che non ci devono fare dimenticare che il coronavirus esiste e che le varianti iniziano a circolare sempre di più. Ci vuole un attimo per tornare a una diffusione maggiore del contagio e non ce lo possiamo permettere, per varie ragioni: le attività commerciali devono essere protette dai comportamenti individuali, le strutture sanitarie nei mesi scorsi sono state molto sotto pressione. E poi per il vero avvio della campagna vaccinale”.
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