La leggenda narra che il fiume di latte si originò da un insolito marchingegno di un cavaliere desideroso di conoscere il re, in visita in Sicilia, e di porgergli i suoi omaggi.
Si sa, il popolo siciliano ha fatto del proprio proverbiale spirito di ospitalità un vero punto di forza, stupendo favorevolmente i turisti in visita nell’Isola, ma non solo. Anche nella quotidianità, infatti, accogliere l’ospite in maniera adeguata e calorosa diventa quasi una questione d’onore: si cerca sempre di farlo sentire a proprio agio, sia che si tratti di una visita prevista che di una inattesa.
A riprova di tale senso di accoglienza, una leggenda narra dello zelo di un cavaliere (che abitava nei pressi di Catenanuova) nel ricevere il re e la regina, in visita in Sicilia. Egli desiderava a ogni costo porger loro i propri ossequi. Tale racconto popolare, infatti, racconta che l’uomo, pur di attrarre l’attenzione dei reali, diede vita a un vero e proprio fiume di latte.
Nella cittadina di Catenanuova (Comune dell’Ennese non molto distante da Catania), nei pressi di contrada Cuba, esisteva ed esiste tutt’oggi, un’antica masseria, che un tempo fungeva da albergo e da stazione di posta per chiunque si trovasse a percorre la strada tra Catania ed Enna, a cavallo o in carrozza. Stando alla lapide posta sotto al bancone, questa masseria, all’apparenza anonima, avrebbe ospitato nel 1787 niente meno che il poeta tedesco Wolfgang Goethe, accompagnato dall’amico e pittore Crisoforo Kneip.
Ma non finisce qui. Il famoso poeta, infatti, non sarebbe stato l’unico ospite illustre della tenuta, che avrebbe accolto persino un re e una regina nel 1714. Ma per quale ragione due potenti reali avrebbero scelto di alloggiare in una semplice masseria nei pressi di Catenanuova? Una leggenda si celerebbe alla base di questo curioso evento.
Stando al racconto popolare, pare che al tempo re Vittorio Amedeo II di Savoia e la sua consorte, la regina Anna d’Orléans, si trovassero in viaggio in Sicilia. Quest’ultimi, per fare ritorno in Piemonte, avrebbero dovuto percorrere il tragitto tra Palermo e Messina.
Venuto a conoscenza di tale evento, il cavaliere Ansaldi, proprietario della masseria di Catenanuova adibita ad albergo, si mise in testa l’idea fissa di voler conoscere i due illustri viaggiatori e di porgere loro il suo più ossequioso omaggio. Esisteva, tuttavia, un problema, a prima vista, insormontabile.
Il re e la regina, infatti, non avevano in programma di far tappa proprio in quel paesino e, anzi, avrebbero proseguito decisi fino alla città di Messina. Questo non troppo piccolo inconveniente, comunque, non scoraggiò il cavaliere.
Quest’ultimo ordinò, quindi, ai suoi dipendenti di versare all’interno del fiume che scorreva lì vicino tutto il latte munto durante la giornata. I sottoposti obbedirono a quello strano ordine e gettarono il latte nel torrente, fino a che esso non divenne di colore bianco.
Nel frattempo le avanguardie del re giunsero presso il fiume e, non appena osservato l’assurdo fenomeno di quelle acque biancastre, tornarono indietro per riferire tutto al re. Quest’ultimo, incredulo, volle verificare con i suoi occhi, spingendosi ad assaggiare un po’ di quel liquido e dovendo riconoscere, malgrado lo stupore, che si trattava proprio di un fiume di latte.
A quel punto si fece avanti il cavaliere Ansaldi, il quale, umilmente, svelò il suo trucco e spiegò le ragioni che lo avevano condotto ad applicarlo. Non solo, giacché la notte stava ormai avanzando, invitò i reali e tutto il loro entourage a pernottare presso la sua locanda. L’invito fu molto gradito da re, che lo accettò e che, prima di ripartire, volle premiare l’ingegno dell’inventore del fiume di latte, nominando il cavaliere Ansaldi Capitano Onorario delle Guardie Reali.
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