Nel corso della seduta alla Camera di ieri il Ministro dell’Università e Ricerca Gaetano Manfredi ha illustrato in un intervento di mezz’ora il futuro dell’università italiana sul piano politico e delle riforme. In una breve premessa ha elogiato la capacità di adattamento degli atenei italiani, che fin dai primi giorni di lockdown si sono organizzati autonomamente per proseguire la mission didattica, trasferendo le lezioni in presenza sulle piattaforme.
“Durante il lockdonw le istituzioni universitarie hanno colto l’occasione – ha dichiarato il ministro – per ripensare ad alcuni aspetti organizzativi e per avviare un processo di ammodernamento e semplificazione”. Capacità di adattamento che riguarda anche le segreterie universitarie e le sedi amministrativo per il disbrigo delle pratiche degli studenti, che nella maggior parte dei casi hanno agevolato gli universitari con procedure online o tramite email, estirpando del tutto le lunghe file nei corridoi.
Il lockdown ha costretto l’Università ad avviare il fantomatico processo di rinnovamento, che da tempo chiedono gli stessi studenti: “Occorre avviare un percorso di cambiamento – ha continuato Manfredi -, che da tempo rallentano l’azione dell’università. La crisi in corso ci ha aperto a scenari di cambiamento che non si esauriranno con la fine dell’emergenza e che ci offrono l’opportunità di ridisegnare il ruolo dell’università nel tessuto socio-economico dei nostri territori”.
Grazie all’utilizzo di nuove strutture digitali l’Università ha rivelato un incremento di laureati e di esami dati: “Attraverso la formazione a distanza, il sistema universitario ha garantito continuità agli studenti. Durante lo scorso semestre, che in Italia corrispondeva alla fase più dura del lockdown, il numero di esami e dei laureati è stato superiore rispetto all’anno precedente“.
In arrivo sono previste nuove riforme universitarie in occasione del piano economico del Recovery found e del PNRR (Piano nazionale della ripresa e della resilienza 2020), che riguarderanno sia l’ampliamento, la riqualificazione e la messa in sicurezza delle aule, ma anche nuove misure di formazione per superare il divario che tuttora si presente dopo la laurea nell’immissione nel mondo del lavoro. “I percorsi della formazione superiore non soddisfano adeguatamente il fabbisogno di competenze – ha concluso il Ministro – espresso dal mercato del lavoro. Una conseguenza di ciò è il tasso dei neolaureati più basso dei paesi Ocse. Il governo sta lavorando ad un piano di riforme, tra le linee portanti individuate all’interno del PNRR”.