Università, secondo un sondaggio a cui hanno partecipato quasi 3.400 insegnanti, la didattica a distanza ha avuto un riscontro favorevole. Molti, però, sono quelli contrari.
L’arrivo della pandemia ha rivoluzionato non solo la vita e la quotidianità dell’uomo, ma anche il modo in cui conduceva entrambe. Tra questi, trova posto l’istruzione, che è stata impartita secondo uno strumento nuovo e prima di marzo provato soltanto dalle università private: la didattica online. Professori e insegnanti, così, sono stati costretti a sperimentare piattaforme, esami online e videochiamate per completare le lezioni e i programmi e svolgere le prove previste ai fini valutativi.
Inizialmente un po’ spaesati, col passare delle settimane docenti e universitari hanno preso confidenza con questo nuovo tipo di strumento informatico, che è entrato a far parte della loro routine quotidiana. Ma non solo lezioni: anche le segreterie si sono adeguate e hanno potuto continuare il loro lavoro da casa, smaltendo così tramite remoto molta burocrazia, che prima era legata a carte e fotocopie.
Due docenti, Francesco Ramella e Michele Rostan, hanno condotto una ricerca dal titolo “Universi-Dad“, rivolta proprio alla categoria docenti. Nel sondaggio gli insegnanti universitari sono stati chiamati a rispondere a domande inerenti la DaD, l’apprezzamento e la condivisione di questo nuovo modo di fare didattica e gli aspetti negativi che si celano dietro.
Al sondaggio hanno partecipato 3.398 soggetti da tutti gli atenei italiani. Secondo i risultati, pubblicati da Repubblica, il 74% degli insegnanti ha iniziato la DaD entro 5 giorni successivi al decreto chiusura e si sono adeguati alle nuove modalità di smartworking entro il 13 marzo. La maggior parte dei professori ha portato al termine i programmi delle proprie materie, mentre un non indifferente 67% ha studiato e messo in pratica nuovi metodi educativi durante il periodo di didattica a distanza, mostrando, in questo modo, un’ottima capacità di adattamento.
Le dispense si sono ridotte al 7%: solo pochi insegnanti hanno deciso di somministrare nozioni integrative o approfondimenti. La partecipazione alle lezioni è stata costante, anzi, molti atenei hanno notato una crescita per quanto riguarda il numero di studenti che seguiva le lezioni da casa. Gli aspetti negativi della DaD? I docenti hanno sottolineato le più svariate opzioni: problemi tecnici, aumento delle riunioni organizzative e del tempo necessario per preparare lezioni e condurre esami.
Nonostante ciò, il 54% ha dichiarato di essere favorevole a perseguire la didattica online o di integrarla in futuro, superata l’emergenza e il rischio contagi, alle lezioni in presenza. Il 44%, invece, spera di tornare alla situazione didattica pre-covid, eliminando del tutto qualsiasi forma e strumento che faccia parte della didattica a distanza. Per concludere, un coraggioso ma scarso 2% vorrebbe abrogare le lezioni in presenza, rendendole solo a distanza via web.
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