La ripartenza delle Università italiane, prevista per settembre e con una didattica mista, suscita opinioni contrastanti. Numerosi i commenti degli studenti dell'Università di Catania su eventuali pro e contro sull'adozione della nuova soluzione.
L’indagine condotta da Ipsos-Federica weblearning sulla didattica ai tempi dell’emergenza sanitaria – e che avrebbe rivelato che 2 studenti su 3 prediligono la didattica mista già a partire da settembre – ha suscitato un interessante dibattito sui social. A semestre quasi concluso e dopo oltre tre mesi di didattica online, passati gli entusiasmi iniziali, gli studenti sarebbero ancora sicuri dei vantaggi degli esami online.
Numerosi utenti, inclusi diversi studenti dell’Università di Catania, hanno infatti espresso il loro punto di vista attraverso svariati commenti su Facebook; oltre alle molteplici prospettive adottate, i giudizi espressi sono sicuramente preziosi per comprendere meglio cosa pensano gli studenti Unict della didattica a distanza e di una eventuale soluzione mista al rientro, che sarebbe previsto per il mese di settembre.
La stragrande maggioranza ha soprattutto preso in considerazione la posizione degli studenti lavoratori, spesso costretti a rinunciare a seguire le lezioni per ragioni lavorative. Attraverso la registrazione della lezione, la fruizione asincrona è garantita a tutti. “Per gli studenti lavoratori come me è stata una buona occasione per poter seguire le lezioni e le spiegazioni dei docenti. Anche noi paghiamo le tasse universitarie e dovrebbe essere garantita a tutti la possibilità di usufruire anche di questo servizio”, scrive una studentessa. Molti altri, stando ai commenti, sono dello stesso avviso.
Un po’ diversa è l’opinione sullo svolgimento dei esami: gran parte vorrebbe che venisse adottata la consueta modalità in presenza, anche se ciò comporterebbe una previa calendarizzazione da parte del docente, per evitare inutili assembramenti. Emerge, a tal proposito, qualche voce fuori dal coro, con una valutazione assolutamente positiva sugli esami online: “Ho avuto due esperienze di esame online e mi sono trovata molto bene. Sia perché, trovandomi a casa, ho evitato di fare mattinate inutili per poi trovare un avviso di differimento dell’esame, sia perché l’esperienza è psicologicamente meno stressante, specie se si considerano i pendolari costretti a far coincidere gli orari dell’esame o delle lezioni con quelli dei mezzi pubblici”.
In diversi hanno poi ribadito che, in verità, non c’è niente di nuovo sotto il sole: “La modalità di lezione online era già stata adottata da diversi Atenei ben prima della pandemia. Non vedo quale sia la novità! La differenza sta nell’importo delle tasse, più elevato per chi opta per la modalità online. Questa soluzione è stata promossa e attuata per dare la possibilità a coloro che lavorano di proseguire ugualmente con gli studi”. Potrebbe allora trattarsi di un servizio aggiuntivo e di una valida risorsa per venire incontro a tutti coloro hanno diverse difficoltà nel seguire le lezioni frontalmente.
Di certo rappresenterebbe anche un’enorme agevolazione per i fuorisede e per i pendolari, poiché eviterebbe onerosi costi di affitto, mezzi di trasporto e vitto.
Non tutti sono però favorevoli alla soluzione mista. Qualcuno pone l’Università di fronte a un aut aut, ritenendo poco sensata una frequenza a singhiozzi – meglio continuare online per ovvie ragioni di sicurezza –, qualcun altro crede sia veramente troppo riduttivo un sistema che tiene conto esclusivamente di lezioni ed esami, trascurando, in vista del profitto, quel contatto sociale e formativo che è l’altra faccia fondamentale dell’Università. “La didattica online è stata una buona soluzione per risolvere un problema ma spero si torni presto a fare lezione di presenza! La bellezza dell’Università è proprio confrontarsi con i colleghi, con i professori. Ci sono delle cose che l’online non può e non deve sostituire”.
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