Si torna a parlare del Ponte sullo Stretto. Questa volta è intervenuto, su Rai Radio 1, il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci.
Questa mattina il governatore della Regione Sicilia Nello Musumeci è stato ospite in collegamento su “Centocitta”, programma andato in onda su Rai Radio 1. Il Presidente si professa amareggiato sui recenti ripensamenti sul Ponte sullo Stretto, un’opera di cui si discute da mezzo secolo e che è diventata necessaria per i collegamenti tra l’Isola e il resto dello Stivale. “Ormai sono disincantato: – ha detto il governatore durante la trasmissione – da 135 anni chi sta al potere in Italia parla del Ponte sullo Stretto, è una vergogna. In un’altra parte del mondo si sarebbe realizzato in 2-3 anni. Ma come si fa ad avere un approccio ideologico, un pregiudizio su una infrastruttura che serve a completare un corridoio che parte dal cuore d’Europa e deve necessariamente finire a Palermo”.
E il suo intervento non si è limitato solo alla questione del Ponte, ma anche sul ruolo delle infrastrutture e delle vie di comunicazione in Sicilia, interventi che arrivano in ritardo di decenni e che bloccano la crescita della Regione Sicilia. “Ma come si fa a dire che arriverà la freccia rossa e il treno veloce si ferma a Villa San Giovanni – ha proseguito Musumeci -. È un affronto a 5 milioni di siciliani. La Sicilia ha un’emergenza strutturata, da noi dura da 20-30 anni e serve a fare le cose più sporche del mondo. In Sicilia non serve un prefetto di ferro ma un commissario che possa consentire la riapertura di un cantiere e quindi la definizione di un’opera pubblica nello spazio di 1-2 anni“.
In chiusura ha ripreso il dibattito sul Ponte, sottintendendo una frecciatina alle recenti dichiarazioni del Premier Giuseppe Conte, che facevano intendere che il collegamento che dovrebbe partire da Messina non è una priorità al momento per la Sicilia e per l’Italia. E così ha preso come esempio e paragone la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova. “Il Ponte di Genova suscita invidia – conclude il Presidente – e ammirazione al tempo stesso: perché Genova deve essere un’eccezione e non deve essere una regola soprattutto nel Mezzogiorno?”.
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