Il ministro dell'Università Gaetano Manfredi ha spiegato che gli Atenei non copieranno la scuola per il rientro in aula a settembre. Si stanno studiando diverse misure per agevolare e proteggere gli studenti.
Anche per le Università italiane si parla di ritorno alla didattica frontale dopo i mesi di lockdown, che hanno visto tutti gli Atenei attivarsi con la didattica a distanza per non sospendere l’anno accademico. Con la c.d. Fase 3 si tenterà il rientro in Aula, con lezioni, esami e lauree in presenza, proprio come avverrà con le scuole. Ma c’è una differenza, cioè per l’Università non si sta vagliando l’ipotesi dei banchi col plexiglass.
Infatti come ha dichiarato il ministro dell’Università Gaetano Manfredi in un’intervista a Sky Tg24, l’ipotesi non è contemplata. “No, non ci stiamo pensando (al plexiglass, ndr). Pensiamo invece all’allungamento dell’orario per le lezioni e a un maggior numero di aule. Ci sarà dunque una diversa organizzazione“, afferma.
C’è ottimismo sulla ripresa a settembre delle lezioni in presenza. “Sono convinto che tutte le università italiane saranno in presenza e stiamo lavorando in questa direzione, però con la capacità di fare anche un’offerta a distanza in maniera tale da non lasciare nessuno studente indietro. Ci vuole flessibilità”.
Già bocciato l’utilizzo del plexiglass nelle aule universitarie, mentre si lavora su altre proposte: ”Stiamo lavorando su una maggiore disponibilità di aule, su una maggiore rotazione degli studenti e su un allungamento dell’orario. Questo è possibile farlo nelle università che hanno una didattica molto più flessibile rispetto alla scuola. Sarà un sistema basato su una diversa organizzazione”.
Questa la principale differenza con le scuole, dove invece prende corpo l’ipotesi del plexiglass per separare gli studenti ed evitare contatti e quindi possibili contagi. Invece, l’uso delle mascherine sarà obbligatorio per entrambi e gli studenti sia a scuola che all’università dovranno indossarla.
Il piano del ministero punta infatti a far presentare agi atenei un’offerta didattica «blended», capace cioè di essere erogata sia in presenza sia a distanza (live o con lezioni preregistrate). Ma anche di dotarsi di spazi e dispositivi di protezione adeguati (mascherine, guanti eccetera) smaterializzando tutte le attività amministrative e aumentando la dotazione digitale (rete, connettività, aule virtuali) dell’ateneo.
Anche questa è una delle differenze possibili, con la scuola che va verso il ritorno in aula senza più didattica a distanza, mentre per i corsi di laurea universitari, molto probabilmente non sarà eliminata del tutto ma resterà come strumento a disposizione degli studenti. Non si capisce bene, al momento, se sarà a discrezione degli studenti poter scegliere come frequentare, se cioè sceglieranno loro come seguire la lezione, se lo faranno dal vivo in aula oppure da casa direttamente col PC o con uno smartphone. Oppure, se sarà l’Università a creare dei turni e a gestire la didattica e le presenze.
Per rispondere a questi interrogativi bisognerà attendere qualche altra settimana, per capire meglio quali sono le indicazioni che arriveranno dal ministero. Di certo, finora, c’è che negli atenei la ripresa sarà parziale rispetto alla scuola e sembra molto probabile che la didattica a distanza resterà una delle ipotesi per seguire le lezioni. Mentre a scuola, si tenterà il rientro in classe con la didattica a distanza che invece non dovrebbe essere utilizzata per il prossimo anno scolastico, a meno di un ritorno forte dei contagi come è successo nel 2020.
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