Uno studio appena pubblicato dall’INPS: “Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19”, rivela che il numero dei morti previsti nei mesi di marzo-aprile è stato inferiore rispetto a quelli effettivamente avvenuti.
Tra gennaio e febbraio i morti in Italia erano stati 114-514, ovvero 10.148 in meno rispetto ai 124.662 attesi; mentre nei due mesi successivi i morti sono stati 156.429, ovvero 46.909 in più rispetto a quelli attesi. Lo studio sottolinea inoltre che i deceduti dichiarati come Covid-19 nello stesso periodo siano stati di 27.938 unità. “Con le dovute cautele – si legge nel documento – possiamo attribuire una gran parte dei maggiori decessi avvenuti negli ultimi due mesi, rispetto a quelli della baseline riferita allo stesso periodo, all’epidemia in atto“.
I decessi tra marzo e aprile al Nord sono aumentati dell’84% rispetto alla media degli anni precedenti a fronte di un aumento del 11% al Centro e del 5% al Sud. Inoltre, nell’intero Paese in media c’è stato un aumento dei decessi nei due mesi rispetto alla baseline (il dato medio dei decessi per il periodo 2015-2019) considerata del 43%. Prima di accelerare, il dato dei decessi in Italia nella prime settimane di gennaio 2020 era più basso rispetto alla baseline. Il cambio di rotta avvenne a marzo-aprile, in coincidenza con l’esplodere della epidemia.
L’Inps rileva che le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza presentano tutte una percentuale di decessi superiore al 200% e che quasi tutto il nord-ovest dell’Italia ha un incremento dei decessi superiore al 50%.