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Spopola la musica da social network, ma si può fare a meno di un applauso?

Il Coronavirus ci ha bloccati, siamo in stop senza passare dal via e la ripartenza sembra un sogno lontano. Se lo sconforto sembra spesso prevalere è possibile però vedere la luce in fondo al tunnel: il virus non è riuscito a fermare l’arte, che va avanti con i mezzi che può utilizzare.

Tutto è cominciato con la musica, da quando qualcuno, in qualche balcone di qualche città d’Italia, ha scelto di cantare la sua canzone preferita per tener compagnia al vicinato. È arrivato poi il turno dei piccoli concerti dal balcone, dei dj-set improvvisati, delle serenate. Dopo poco tempo si sono uniti al coro anche gli artisti più affermati del panorama musicale. Da allora è nata la musica da social network.

Cosa definisce un artista? In primis, la creatività. E di creatività ce ne vuole tanta in questi tempi moderni passati in case sempre più strette. Non esiste dubbio sul fatto che la musica riesca a portarci fuori dalle quattro pareti in cui passiamo ormai la maggior parte del tempo, e gli artisti lo sanno bene: lo dimostrano i nuovi brani pubblicati – nonostante il non poter andare a incidere allo studio di registrazione – e i live, dai piccoli concerti improvvisati ai grandi eventi mediali di musica in casa. 

Si può fare a meno di un applauso?

È vero, la musica non si è fermata, ma lo stesso non si può dire di uno degli aspetti più belli della musica stessa: i concerti live. Essendo questi luoghi di assembramento per eccellenza, non possono fare altro che migrare sulla rete. Ecco che Instagram è diventato, dall’inizio dell’emergenza, il palcoscenico di cantanti di tutto il mondo. Sono state diverse le iniziative prese per reinventare il format dei concerti nella situazione attuale, come ad esempio l’evento televisivo Musica che Unisce andato in onda in tv il 31 marzo, dove molti artisti italiani si sono uniti con le loro esibizioni da casa per sostenere la raccolta fondi in favore della Protezione Civile. A livello internazionale abbiamo potuto assistere poi all’ One World Together at Home, evento promosso su iniziativa di Lady Gaga che ha unito artisti di tutto il mondo in un mega-evento di musica “dal vivo” virtuale. Ma le domande sorgono spontanee: si può fare a meno di un applauso dopo un’esibizione? La registrazione ha sostituito il “calore” della diretta?

Come salvare la musica?

Come salvare la musica dalla crisi che sembra incombere su tutti i settori produttivi, all’indomani del covid-19? Nei prossimi mesi anche l’industria musicale risentirà inevitabilmente dello stop imposto a tutti i settori produttivi. Dal decreto del 4 marzo 2020 il Governo ha sospeso le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli, sferrando – per forza di cose – un duro colpo all’industria musicale, dalla musica dal vivo agli editori, i discografici e chiunque lavori dietro le quinte. 

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Diverse federazioni e associazioni musicali hanno inviato le loro proposte per risollevare il mondo della musica al Presidente del Consiglio e ai Ministri dei beni culturali e dell’economia. Una proposta riguarda l’estensione del Bonus Cultura, attualmente riservato ai diciottenni, alle famiglie. La richiesta è inoltre quella di aprire un tavolo di confronto per avere le risposte necessarie per poter far ripartire, quando sarà possibile, la musica con tutte le misure di prevenzione necessarie affinchè non costituisca un danno per tutti. Anche dagli artisti stessi si alza una lieve polemica, non avendo risposte certe sulla ripresa delle attività live per garantire una preparazione adeguata.

Michele dall’Ongaro, presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ricorda a Il Foglio di come la musica sia sempre stata strumento e simbolo di rinascita ricordando l’11 maggio del 1946, quando Toscanini diresse il concerto di riapertura del teatro alla Scala, distrutto dai bombardamenti del 1943. Per quanto riguarda i teatri Andrea Lucchesini, direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana, si chiede come poter ripartire: si ipotizza di creare concerti più brevi e replicati più volte in modo da limitare l’accesso a teatro. Ma non sarà la stessa cosa. 

Anche Jovanotti dice la sua durante la video conferenza del docu-trip Non voglio cambiare pianeta: “Non farei molto affidamento sull’idea della musica attraverso i social, adesso è un’emergenza e quindi ci piace rimanere in contatto con la nostra comunità di riferimento fatta di cantanti e di persone . […] Ma la musica è nell’aria tra le persone, non tra te e le casse di un computer”.

Serena Valastro

Laureata in Lingue e culture europee, amante di cinema, musica, arte, informazione, storie. Scrivere è entrare in nuovi spazi, conoscere qualcosa di nuovo, vivere situazioni e sensazioni sempre diverse per trasmetterle a chi vuole viverle.

Pubblicato da
Serena Valastro

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