Il dilagare del coronavirus in Europa si รจ abbattuto come una falce sulla mobilitร degli studenti internazionali, modificando drasticamente l’esperienza di studio all’estero. Il lockdown รจ poi capitato in un momento giร di per sรฉ complicato: l’inizio, in molti casi, del secondo semestre, quando la mobilitร รจ appena iniziata e non si conoscono bene nรฉ il Paese ospitante nรฉ gli studenti con cui si condivideranno i giorni a venire.
La maggior parte degli universitari hanno comunque continuato la loro mobilitร . Tuttavia, il 25%, per diverse ragioni, รจ stato costretto a rinunciare. ร questo uno dei primi risultati raccolti da ESN, un’organizzazione studentesca no-profit presente in oltre 40 Paesi che si occupa di aiutare gli studenti internazionali nelle universitร e nelle cittร ospitanti, all’interno del piรน grande report sugli effetti del COVID-19 sugli scambi universitari. Il report, dal titolo “Student Exchanges in Times of Crisis“, รจ stato pubblicato in data 9 aprile e prende in considerazione le risposte di 21.930 studenti nel periodo compreso tra il 19 e il 30 marzo. Di questi, la maggior parte ha scelto come meta del proprio Erasmus, nell’ordine: Spagna, Portogallo, Germania e Italia.
Quasi due terzi degli studenti ha continuato l’Erasmus
Malgrado il numero sia alquanto alto, il totale degli intervistati non corrisponde al totale degli studenti partiti col programma Erasmus+. Ogni risultato del report รจ quindi da intendersi come parziale, sebbene rappresenti lo sforzo piรน grande compiuto finora per indagare le condizioni degli studenti internazionali durante la crisi. Un primo dato che รจ emerso รจ che il 65% degli studenti, per un totale di circa 14 mila unitร , ha continuato la propria mobilitร , mentre un quarto ha dovuto cancellarla o interromperla.
Il dato cambia, invece, quando si considerano i luoghi fisici in cui si trovano gli studenti in scambio. Molti atenei danno infatti la possibilitร di seguire le lezioni online e questo deve aver influito sulla possibilitร di tornare a casa proseguendo comunque la mobilitร . I dati affermano che c’รจ una sostanziale paritร tra chi รจ rimasto nel proprio Paese di destinazione (42%) e chi ha fatto ritorno (40%). Tuttavia, la percentuale dei primi รจ diminuita di ben 8 punti percentuali dall’inizio del sondaggio, passando dal 47,2% dei primi giorni al 38,8% degli ultimi. “ร molto difficile prendere una decisione in qualsiasi direzione, perchรฉ sono ancora poco chiare le condizioni sotto cui continuerร il semestre e il modo in cui verranno svolti gli esami”, ha affermato al riguardo uno studente tedesco in Erasmus in Italia.
Per chi sceglie di rimanere, tuttavia, la strada non รจ semplice. Vivere all’estero comporta numerose difficoltร , specie se non si conosce la lingua del Paese ospitante. Gli universitari non vengono lasciati soli e infatti tre quarti di loro (il 74%) dichiara di aver ricevuto aiuti e istruzioni sui cambiamenti della realtร accademica durante il COVID-19. Inoltre, il 51% degli intervistati dichiara che gli atenei ospitanti hanno attivato una didattica completamente online, che assieme alle lezioni in parte online e in parte rimandate (il 34%) costituisce l’assoluta maggioranza. Molto piรน bassi, invece, gli altri tipi di supporti ricevuti.
Al riguardo, il 37,5% degli studenti afferma di aver avuto problemi di grosso calibro nel corso della mobilitร , incluse ovvie difficoltร nel trovare un modo per tornare nel proprio Paese d’origine (oltre 6mila risposte affermative), contratto di residenza cancellato (1.260 risposte) e con l’accesso a bisogni primari, quali cibo e prodotti sanitari (1.430 risposte). “Ogni negozio ha le sue regole – afferma uno studente tedesco in Polonia – che non vengono mai scritte in inglese, cosรฌ la gente inizia a comportarsi in modo maleducato se non le seguiamo, noi non le conosciamo e la gente non riesce a tradurle. ร davvero spiacevole e mi fa venir voglia di non andare nei negozi”.
Discriminazioni all’estero: studenti italiani e asiatici i piรน colpiti
Sembra tristemente ovvio, dato che la pandemia รจ iniziata in Cina e dato che l’Italia รจ stato il primo focolaio europeo, ma i numeri rendono ulteriormente l’idea di come il coronavirus abbia dato luogo a ingiustificate discriminazioni. Gli studenti asiatici ad aver subito discriminazioni sono il 19%. Il dato degli italiani รจ ancora piรน alto: il 24% del totale, quasi un quarto di quelli in scambio. “Una cosa che mi ha colpito davvero molto รจ che un giorno sono entrato in classe e l’insegnante non mi ha permesso di sedermi, allontanandosi immediatamente, perchรฉ sono italiano e secondo lei potrei avere avuto il virus. Non ho tossito nรฉ avevo la febbre. Inoltre, non ero stato in Italia negli ultimi quattro mesi”, รจ il commento di uno studente italiano in Portogallo.
Con 2.431 studenti italiani e oltre 650 asiatici in totale, questi numeri, come viene affermato nel report, sono troppo grandi per essere solo rumore statistico e perciรฒ davvero preoccupanti.
Che ne sarร delle borse di studio?
Oltre 4.500 studenti hanno dovuto rinunciare alla loro mobilitร a causa del COVID-19, o perchรฉ interrotta (per chi avrebbe dovuto passare l’intero anno accademico all’estero) o perchรฉ cancellata del tutto. La borsa di studio corrisposta dall’UE o dagli atenei di partenza per la maggior parte degli studenti rappresenta un contributo indispensabile. Ciรฒ vale anche per coloro che hanno dovuto rinunciare a proseguire la mobilitร , ma che avevano giร sostenuto all’estero diverse spese (cibo, contratto d’affitto, viaggio di andata e, soprattutto, onerosi biglietti di ritorno).
Eppure, il 65% degli intervistati costretti a rinunciare dichiara che allo stato attuale non sa se dovrร o meno restituire il finanziamento ricevuto. Molte risposte dagli atenei sono state vaghe (“Forse dovrรฒ…”, “Proverรฒ a…”), ma di una vaghezza comprensibile, considerata la rapiditร di evoluzione del fenomeno comparato con la lentezza della burocrazia. Al momento, tuttavia, solo una piccola minoranza, pari a circa un quarto del totale dei “rinunciatari”, potrร tenere in parte o del tutto la borsa di studio.
I dati mostrati finora evidenziano come gli studenti internazionali vivano con ancora piรน incertezza i problemi legati all’espandersi della pandemia. Nonostante ciรฒ, proprio dallo spirito che contraddistingue questo tipo di mobilitร , dalla cooperazione tra enti e persone di nazionalitร diverse, si potrร forse trovare il sentiero per uscire dalla crisi.