“La curva ha iniziato la discesa e comincia a scendere anche il numero dei mortiโ. Cosรฌ ha dichiarato Silvio Brusaferro, presidente dellโIss (Istituto Superiore di Sanitร ), in seguito all’ormai tradizionale appuntamento con Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile, e con il bollettino delle 18.
Secondo le recenti analisi, il Paese si conferma diviso in tre aree: unโarea a piรน alta circolazione nel Nord, delle aree a circolazione intermedia e altre regioni con un numero contenuto di casi che possiamo definire a circolazione limitata. Il dato comunque deve far mantenere alta l’attenzione in tutte le aree del paese perchรฉ la circolazione deve rimanere bassa.
Sono 135.586 i casi totali dall’inizio della pandemia, le persone attualmente positive sono 94.067, 17.127 deceduti e 24.392 guariti; soliย 3039 nuovi casi positivi (-520 rispetto a ieri). Sono questi i dati aggiornati che il Ministero della Salute attualmente ci fornisce.
Sembra proprio, quindi, che le evidenze ci mostrino che la tanto discussa curva epidemica abbia finalmente raggiunto il suo plateau e iniziato lโattesissima discesa: โร un dato che va conquistato ogni giorno โ ha precisato Borrelli โ le misure adottate sono efficaci, sono proprio queste che ci aiutano a fare decrescere la curvaโ.
I provvedimenti adottati si stanno rivelando adeguati e la Nazione comincia ad intravedere lustro. Ma su cosa si fonda questa riaccesa speranza? Se le primissime avvisaglie del virus insieme con la drammatizzazione del reale che con loro hanno recato, ci hanno giustamente piegati di fronte al rischio di implosione del sistema sanitario, allarmati e avviliti dal dolore di chi ne รจ stato direttamente interessato, adesso sembriamo semplicemente fremere, impazienti di riprendere prepotentemente controllo del nostro tempo: siamo preda del potere disumanizzante della curva.
Non basta conoscere con estrema precisione il numero contagiati, il numero dei nuovi posti letto che le autoritร competenti stanno fornendo, quanti nuovi operatori sanitari sono stati assunti per fronteggiare lโemergenza, quale sia il numero esatto dei decessi e quale nuovo andamento la curva stia prendendo; il conteggio quotidiano delle vittime, che dovrebbe richiamarci al nostro responsabile senso civico, a una maggiore e meditata cautela nei nostri comportamenti individuali, rischia, paradossalmente, di atrofizzare le nostre coscienze.
Lโeccessiva cristallizzazione delle prassi mediatiche, scandite da titoli preconfezionati, sensazionalismi, appuntamenti fissi, sta configurandosi come il sottofondo asettico e monotono delle nostre stagnanti giornate di quarantena dando origine ad una vera e propria โabitudineโ: siamo indotti a ragionare in termini esclusivamente numerici, prescindendo dalla realtร squisitamente umana e individuale di ogni singola persona che perisce sotto il peso di questa invisibile minaccia. Un bollettino sanitario che, quindi, sembra โsemplicementeโ un bollettino di guerra, con la sola abilitร di suscitare nientโaltro che occhiatacce impazienti, in trepidante attesa di una vistosa discesa della curva, di un armistizio.
Quando finalmente torneremo alla vita, allora la realtร perderร lโopacitร confortante ย di cui gode in queste giornate: quando ci confronteremo direttamente col dolore di chi ha perso i propri cari, quando prenderemo atto della quotidianitร stravolta da mesi e mesi di strenua resistenza, quando daremo volti e nomi alle migliaia di vittime, allora uno squarcio lacerante nellโatmosfera ovattata della nostra realtร domestica, nutrita da notiziari inutilmente fruiti nel sopore fisico dellโabitudine, sarร inevitabile. Sisifo, eroe simbolo dello scorso millennio, perderร la stoica resistenza che Camus gli ha tributato, e cederร sotto il peso di tutto questo strazio: โE si tornava a morire uno alla voltaโ (Sergio Zavoli).